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Aree umide imp - Assessorato Territorio ed Ambiente

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38<br />

LINEE GUIDA PER LA RICOSTRUZIONE DI AREE UMIDE<br />

PER IL TRATTAMENTO DI ACQUE SUPERFICIALI<br />

Rapporto tra lunghezza e larghezza<br />

La scelta del rapporto tra lunghezza e larghezza è molto <strong>imp</strong>ortante in fase progettuale per il<br />

suo effetto sulla distribuzione del flusso e sui cortocircuiti idraulici. Un buon rendimento idraulico<br />

7 ottenuto tramite una progettazione ottimale della forma e delle strutture idrauliche favorisce<br />

l’efficienza di rimozione delle sostanze inquinanti.<br />

Un alto rapporto tra lunghezza e larghezza viene suggerito dalla necessità di minimizzare i cortocircuiti<br />

e massimizzare il contatto dell’acqua con il substrato di biofilm per facilitare i processi di rimozione<br />

biologica. D’altra parte, un alto rapporto tra lunghezza e larghezza porta a maggiori superfici<br />

per le arginature e quindi alti costi e layouts di maggiore <strong>imp</strong>atto. Il minimo rapporto tra lunghezza<br />

(L) e larghezza (W) raccomandato dal punto di vista economico (combinazione migliore tra<br />

la distribuzione del flusso e costi per la costruzione degli argini) è 2:1 (Knight, 1987). Alcuni studi<br />

riportano che il rapporto L/W ottimale per la rimozione dei nutrienti risulta essere 10:1 (Hammer,<br />

1989); da 5:1 a 10:1 secondo Gearheart (1992). Per ridurre la necessità di alti rapporti L/W si<br />

raccomandano altri metodi per favorire un’effettiva distribuzione del flusso, come un’adeguata struttura<br />

di inlet, zone profonde, isole, ecc. La forma dell’area umida, la localizzazione inlet/outlet, le tipologie<br />

di inlet/outlet, le stesse isole influenzano infatti l’idrodinamica del sistema. In uno studio su<br />

ipotetici stagni per il miglioramento della qualità dell’acqua (Persson, 1999) si è trovata una evidente<br />

correlazione tra il layout dello stagno e l’efficienza idraulica (Figura 3.6).<br />

Il rapporto L/W nella zona vegetata a macrofite dovrà essere incluso nel range che va da 4:1<br />

a 10:1 (DLWC-New South Wales, 1998).<br />

dove C(t) è la concentrazione del tracciante in uscita e Q rappresenta la portata, mantenuta costante durante la prova.<br />

Il tempo di ritenzione m<strong>ed</strong>io, o tempo di residenza m<strong>ed</strong>io, t mean , che rappresenta il tempo m<strong>ed</strong>io che una particella di tracciante<br />

spende all’interno del sistema, è definito come il centroide dell’ RTD:<br />

∞<br />

mean = ∫0 t tf() t dt<br />

Un’altra espressione fondamentale è la varianza, σ 2 , che è una misura della dispersione dell’ RTD. Una condizione di plug<br />

flow (flusso a pistone) produrrà un RTD con una varianza nulla (cioè nessuna dispersione oltre all’avvezione).<br />

∫<br />

2 2<br />

σ = ( t −t)<br />

f( t) dt<br />

0<br />

∞<br />

mean<br />

Una misura del grado di plug-flow comunemente usata è il numero di stirr<strong>ed</strong> tanks (serbatoi totalmente mescolati) (N) usati<br />

in un modello tank-in-series (serbatoi in serie) (Fogler, 1992). Più alto risulta N, maggiore è il comportamento a plugflow<br />

e minore è il mescolamento. Misure di N sono<br />

2 2 tt t<br />

mean mean t<br />

n<br />

n<br />

N =<br />

N =<br />

2<br />

σ<br />

t mean n − tp<br />

tp dove t mean è il tempo m<strong>ed</strong>io di residenza, σ 2 è la varianza e t p è il tempo relativo al valore di picco dell’ RDT.<br />

Tuttavia, considerare solo il grado di plug flow non è sufficiente, in quanto il volume effettivamente utilizzato dall’acqua varia<br />

in maniera considerevole tra diverse conformazioni di aree <strong>umide</strong>; ovvero, nella realtà, il tempo di residenza m<strong>ed</strong>io, risulta<br />

inferiore del tempo di residenza nominale. Il rapporto di volume effettivo, e, è definito come (Thackston et al., 1987)<br />

t mean V<br />

e = =<br />

t V<br />

n<br />

effective<br />

total<br />

dove V total è il volume totale del sistema e Veffective è il volume totale meno il volume morto (il volume morto rappresenta il<br />

volume d’acqua che non ha interazione con il flusso che attraversa il sistema).<br />

Il fattore di efficienza idraulica, λ, viene spesso utilizzato come una misura globale della performance idraulica, e varia<br />

da 0 a1. Si tratta di una combinazione del grado di mescolamento e del rapporto di volume effettivo (Persson et al., 1999).<br />

L’efficienza è alta quando: a) il grado di mescolamento è basso, tale condizione è preferibile in quanto tutte le particelle<br />

di fluido risi<strong>ed</strong>ono per un tempo prossimo al tempo di residenza nominale, e b) il rapporto effettivo è alto, in quanto questo<br />

dà un tempo di residenza maggiore per dato volume.<br />

λ =<br />

⎛<br />

−<br />

⎞<br />

⎝ ⎠ = e<br />

1 t<br />

1<br />

N t<br />

p<br />

n

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