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Flora vascolare del Sulcis (Sardegna Sud-Occidentale, Italia)

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Gianluigi Bacchetta<br />

In Figura 14 vengono evidenziate le specie più ricorrenti nella<br />

fitotoponomastica locale. Tra queste, la maggiormente citata è risultata Olea<br />

europaea var. sylvestris (25), seguita da numerose sclerofille calcifughe quali:<br />

Arbutus unedo (18), Cistus sp. pl. (18), Myrtus communis subsp. communis (17),<br />

Quercus suber (16) e Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus (9).<br />

I dati confermano le potenzialità vegetazionali <strong>del</strong>l’area, determinata dalla<br />

natura dei substrati e dalle condizioni bioclimatiche. Dominano infatti i substrati<br />

non carbonatici, caratterizzati da graniti ercinici e metamorfiti acido-subacide<br />

paleozoiche; mentre dal punto di vista bioclimatico ci si trova in ambito<br />

macrobioclimatico Mediterraneo, con bioclima pluvistagionale oceanico,<br />

condizioni termotipiche che vanno dal termomediterraneo inferiore al<br />

mesomediterraneo superiore e ombrotipi variabili dal semiarido superiore sino<br />

all’umido inferiore (BACCHETTA, 2000). Solo nella parte più orientale <strong>del</strong><br />

territorio sono stati ritrovati numerosi fitotoponimi relativi a taxa calcicoli quali<br />

Rosmarinus officinalis (7), a conferma dei substrati sedimentari paleozoici di<br />

natura carbonatica dominanti in questa porzione <strong>del</strong> <strong>Sulcis</strong>.<br />

Numerosi risultano anche i toponimi riferiti a specie largamente coltivate in<br />

funzione <strong>del</strong>le potenzialità bioclimatiche e vegetazionali <strong>del</strong>l’area, in particolare<br />

ricordiamo le specie <strong>del</strong> genere Pyrus sp. pl. (22), Ceratonia siliqua (11) e<br />

Castanea sativa. Quanto al castagno va detto che nell’area non è mai stato<br />

coltivato in maniera diffusa, nel passato però è stato piantato in alcune località<br />

montane dai carbonai d’origine toscana. Questi infatti utilizzavano farina di<br />

castagne ed altri frutti altamente calorici, in particolare legumi, come base <strong>del</strong>la<br />

loro dieta nel periodo invernale, quando si insediavano nelle località montane <strong>del</strong><br />

<strong>Sulcis</strong> per il taglio dei boschi.<br />

Per quanto riguarda le specie d’interesse etnobotanico, la presenza di<br />

numerosi toponimi riferiti ad Arundo donax o Phragmites australis, fa capire<br />

come in passato sia stato importante l’utilizzo di questi vegetali come materie<br />

prime per la costruzione di solai e coperture in genere.<br />

I numerosi toponimi relativi a Lavatera olbia, sono dovuti all’utilizzo <strong>del</strong>le<br />

foglie di questa malvacea come foraggio per il bestiame ed in particolare<br />

nell’allevamento dei conigli.<br />

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