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Flora vascolare del Sulcis (Sardegna Sud-Occidentale, Italia)

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Gianluigi Bacchetta<br />

Dopo questi lavori realizzati a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta,<br />

bisogna attendere gli studi di Arrigoni e <strong>del</strong>la Cortini per l’area di Pixinamanna<br />

compiuti agli inizi degli anni sessanta (ARRIGONI, 1964; CORTINI, 1964). I lavori<br />

portati avanti da questi ultimi due autori interessarono sia la flora e la vegetazione<br />

fanerogamica che la brioflora e ancor oggi rimangono tra i più articolati per<br />

queste aree.<br />

Pochi anni più tardi CHIAPPINI (1967), Direttore <strong>del</strong>l’Orto Botanico<br />

<strong>del</strong>l’Università di Cagliari, realizzò uno studio su Leucanthemum flosculosum<br />

nella <strong>Sardegna</strong> meridionale, descrivendo molto minuziosamente tutte le stazioni<br />

<strong>del</strong> <strong>Sulcis</strong> fino a quel momento conosciute e quelle di nuova segnalazione. Lo<br />

stesso fece per Barbarea rupicola ritrovata a Punta Sebera (SILECCHIA et<br />

CHIAPPINI, 1967).<br />

Successivamente per un decennio non si hanno più informazioni o studi di<br />

carattere floristico, solo nel giugno <strong>del</strong> 1977 Rasbach e Reichstein effettuarono<br />

escursioni al fine di verificare la presenza di Cheilanthes fragrans (L.) Swartz<br />

var. gennarii Fiori segnalata da Arrigoni per l’area di Pixinamanna (ARRIGONI,<br />

op. cit.). Il loro itinerario li portò a erborizzare nelle zone di Domus de Maria,<br />

Nuraxi de Mesu, Chia e Capo Malfatano. Il risultato di tali escursioni fu<br />

pubblicato l’anno successivo e portò alla definizione di tutto il genere<br />

Cheilanthes per il <strong>Sulcis</strong> e per la <strong>Sardegna</strong> (NARDI et al., 1978).<br />

Nel 1978 lo speleologo Angelo Berta, insieme a Chiappini, pubblicò un<br />

primo contributo sulla conoscenza speleobiologica vegetale <strong>del</strong>la <strong>Sardegna</strong>,<br />

analizzando la componente algale, fungina, briofitica e pteridofitica di diverse<br />

grotte sarde. In particolare i loro studi si concentrarono nell’area carbonatica<br />

carsica posta nella parte più occidentale <strong>del</strong> <strong>Sulcis</strong>; furono perlustrate diverse<br />

grotte anche di difficile accesso tra cui quelle di Sa Domu e s’Orcu, <strong>del</strong>la<br />

Campana, <strong>del</strong> Geotritone, <strong>del</strong>la Barite, <strong>del</strong> Guano, de sa Mongia e dei Fiori presso<br />

Carbonia; la Grotta de s’Acqua Salia a Teulada, quella di Gutturu Margiani a<br />

Narcao, di Is Cattas a Santadi e la Grotta Tani di Villamassargia (BERTA et<br />

CHIAPPINI, 1978).<br />

Con l’inizio degli anni ottanta si ebbero una serie di contributi da parte di<br />

Bocchieri ed altri autori (BOCCHIERI, 1981; BOCCHIERI et POLEDRINI, 1981;<br />

BOCCHIERI et al., 1981; 1982; BOCCHIERI, 1984; BALLERO et BOCCHIERI, 1984;<br />

BOCCHIERI, 1985; BALLERO et BOCCHIERI, 1987), grazie ai quali si raggiunse un<br />

alto grado di conoscenza degli ambienti costieri sulcitani compresi tra Pula e<br />

Capo Teulada. Attraverso tali lavori si perfezionarono le conoscenze sulle flore e<br />

vennero segnalate nuove entità per la flora sarda quali: Apium crassipes,<br />

Chamaesyce prostrata, Convolvulus siculus subsp. elongatus, Echinochloa<br />

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