Volume dei Pre-Atti - Università degli Studi di Sassari
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16 <strong>Atti</strong>lio Mastino<br />
cise e trasparenti, <strong>di</strong>rette a riconoscere e garantire la loro qualità.<br />
Gli studenti sono allora una componente essenziale dell’Università,<br />
giacché costituiscono la ragione stessa dell’esistenza delle istituzioni formative<br />
ed è attraverso gli studenti che le Università <strong>di</strong>ffondono la conoscenza<br />
nella società, se è vero che gli studenti formeranno le classi <strong>di</strong>rigenti<br />
del domani e se dal destino professionale <strong>degli</strong> studenti <strong>di</strong>pende<br />
strettamente la reputazione, l’immagine, il peso delle singole Università.<br />
La partecipazione <strong>dei</strong> citta<strong>di</strong>ni all’istruzione superiore è certamente un<br />
fondamentale fattore <strong>di</strong> sviluppo: il numero <strong>degli</strong> iscritti alle Università<br />
nei tempi della formazione <strong>di</strong> massa è certamente ancora basso, se in Italia<br />
ad esempio il tasso <strong>di</strong> scolarità cioè la percentuale <strong>di</strong> immatricolati sul<br />
totale <strong>dei</strong> <strong>di</strong>ciannovenni non supera il 45% e se in Sardegna solo il 31%<br />
<strong>dei</strong> giovani tra i 19 ed i 25 anni sono iscritti all’Università, ed anzi nell’ultimo<br />
anno il numero <strong>degli</strong> immatricolati è crollato del 14% a Cagliari e<br />
dell’11,6 % a <strong>Sassari</strong>, un dato ben al <strong>di</strong> sopra del calo demografico. Tutto<br />
ciò può forse significare che la propensione a proseguire gli stu<strong>di</strong>, dopo la<br />
scuola superiore, ha ormai toccato il suo massimo fisiologico e che i giovani<br />
stanno cercando alternative per un inserimento anticipato nel mercato<br />
del lavoro. Ma non va escluso che si sia creato un vuoto tra le aspettative<br />
<strong>dei</strong> giovani e ciò che offre il mondo dell’università, un vuoto che<br />
può essere colmato solo se gli studenti <strong>di</strong>ventano il parametro fondamentale<br />
sul quale verificare l’efficacia <strong>dei</strong> cambiamenti.<br />
Ancor più preoccupante è il fatto che sono ancora pochi i giovani italiani<br />
che si laureano, almeno in rapporto alle me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> altri paesi europei.<br />
Il male più grande del nostro sistema è costituito dalla sua “scarsa produttività”,<br />
certificata dall’ingente numero <strong>di</strong> abbandoni <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> universitari,<br />
soprattutto dopo il I anno, con un livello che a <strong>Sassari</strong> è cresciuto<br />
nell’ultimo anno ed arriva a sfiorare il 25%. L’Italia è l’ultima nel<br />
mondo occidentale per percentuale <strong>degli</strong> iscritti che riescono a concludere<br />
il proprio ciclo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>: più del 60% rinunzia infatti al sogno della<br />
laurea. Del resto l’Università svolge anche il ruolo <strong>di</strong> parcheggio, per i<br />
giovani in attesa del primo posto <strong>di</strong> lavoro oppure delude i propri studenti,<br />
che non trovano nell’insegnamento le risposte attese o debbono<br />
affrontare <strong>di</strong>fficoltà che possono apparire insormontabili, soprattutto a<br />
causa <strong>di</strong> scelte che spesso non sono adeguatamente orientate e motivate.<br />
È un fatto che nella tra<strong>di</strong>zione universitaria italiana gli studenti sono<br />
considerati come qualcosa <strong>di</strong> cui i professori non si debbono prendere<br />
cura, al <strong>di</strong> là dell’impegno <strong>dei</strong> docenti <strong>di</strong> impartire un numero minimo <strong>di</strong><br />
lezioni. È come se gli studenti dovessero prendersi cura <strong>di</strong> se stessi; il