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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 105 MicroMegaL’orientamento di Fischer, in buona misura coincidente con quello del FMI, èespressione di quello dell’amministrazione americana. Cosa essa intenda per‘responsabilità fiscale’ ben si evince dal Rapporto Economico del Presidente del 2012:sebbene si affermi che nel lungo periodo disavanzi persistenti riducono il risparmio,accrescono l’interesse e ostacolano l’investimento, ‘nel breve periodo, riduzioni severe deldisavanzo frenano la domanda aggregata e minacciano di distruggere la crescitaeconomica’; la riduzione del disavanzo è conseguentemente individuata come un obiettivodi lungo periodo, da conseguirsi anche grazie al contenimento delle ricadute sul bilanciopubblico di un costosissimo sistema sanitario in prevalenza privato; il debito pubblicoemesso per finanziare investimenti in infrastrutture, tecnologia e educazione è inveceritenuto in grado di esercitare un effetto stabilizzante sulle finanze pubbliche. Deficitspending, insomma, ma finanze pubbliche sostenibili, ‘iniziative orientate a sostenerel’investimento’ e tagli di spesa inefficiente, breve periodo in disavanzo e lungo periodo inavanzo. Cerchiamo di chiarire le forme ambigue e contraddittorie di questo rinatointeresse per il Keynesismo.Centrale è l’affermazione dell’efficacia incondizionata della manovra di bilancio afini anticongiunturali. Ma a ben vedere, negli USA, questa affermazione non è mai stataposta seriamente in discussione, essendo la politica fiscale espansiva sempre stataconsiderata un peccato veniale, vale a dire un gesto di cui non andar fieri, ma spessonecessario, sicuramente perdonabile purché non tolga la grazia del libero mercato. Dettopiù esplicitamente, il problema politico negli Stati Uniti non è mai stato l’inibizione delsostegno alla domanda aggregata attraverso il bilancio pubblico, quanto piuttosto ilgarantire questo sostegno con interventi reversibili che non comportino un allargamentodel ruolo dello stato in economia. La funzione delle spese militari, ad esempio, è anchequesta, e lo stesso Reagan, celebrato campione di liberismo e privatizzazioni, può esseresenza dubbio annoverato tra i più accaniti keynesiani anticongiunturali. Più che ilreaganismo, il vero caso anti-keynesiano è stato, in apparenza, il boom clintoniano deglianni novanta. La forza della tesi delle stabilizzazioni espansionistiche non può derivareinfatti dall’esperienza di un paese che, come la Danimarca, ha un prodotto interno lordopari a circa due terzi di quello della Lombardia. Essa deriva piuttosto da dieci anni disviluppo sostenuto dell’economia capitalistica avanzata più grande al mondo senza che ilsettore pubblico fosse chiamato a sostenerne la domanda aggregata – svolgendo anzi un

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