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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 51 MicroMega(?) la Germania e farle accettare l’unione fiscale, che non le sarebbe gradita qualora primala periferia non facesse i compiti a casa.Il fatto è che queste proposte di “più Europa”, quelle che passano attraverso l’idea diuna maggiore “unione” fiscale, in particolare nel senso sopra specificato di “integrazionefiscale”, sono palesemente irrealizzabili, pur non essendo insensate teoricamente. Certo, losappiamo, e lo sapevamo anche prima: l’integrazione fiscale è uno dei motivi di tenutadell’unione monetaria statunitense. Ce lo avevano detto fin dal 1991 Sala-i-Martin e Sachs,dai cui studi risulta che negli Usa il bilancio federale compensa in media per più di unterzo, mediante riduzioni di imposte o aumenti di trasferimenti, gli shock avversi ai redditiindividuali, contribuendo così a bilanciare gli squilibri fra gli Stati dell’Unione. Mameccanismi di questo tipo, che intervengano “a valle” degli squilibri, mancavano emancano in Europa per un semplice motivo: anche essi sono politicamente improponibili,in un contesto condizionato dall’atteggiamento falsamente moralistico dei paesi del centro.Per la classe politica di questi paesi è ormai impossibile richiedere all’elettoratoatteggiamenti cooperativi con chi finora è stato additato, per motivi di bottega politicainterna, come responsabile della crisi: i fannulloni del Sud.Del resto, pensateci: se ci fosse una volontà politica di cooperare, questa potrebbetradursi in pratica immediatamente, senza alcuna modifica istituzionale. Basterebbe che laGermania coordinasse le proprie politiche economiche con quelle degli altri paesi membri:un coordinamento che, del resto, è esplicitamente richiesto dal Trattato di Maastricht (art.3 e 103), ma che è stato regolarmente disatteso. Lo prova il fatto che dal 1999 al 2007 laGermania è stato il secondo paese a crescita più lenta dell’Eurozona dopo l’Italia (lacrescita reale è stata dell’1.7% in Germania e dell’1.5% in Italia, contro una media del 2.7%nell’EZ): questo perché, nonostante le esportazioni crescessero, la domanda interna perconsumi e investimenti veniva sistematicamente repressa per evitare di far crescere leimportazioni. Ma per cooperare con il resto dell’Europa la Germania dovrebbe comportarsiin modo esattamente opposto: orientare il proprio modello di crescita sullo sviluppo delladomanda interna (per consumi e investimenti), dando così ossigeno, via importazioni, alleeconomie dei suoi partner. E potrebbe farlo da subito, conservando la propria sovranità dibilancio, senza alcuna modifica istituzionale, e nel pieno rispetto dei trattati europei (cheha anzi compromesso violando il Patto di stabilità e adottando una politica beggar-thyneighbour).Ma evidentemente un certo capitalismo tedesco rimane affezionato a unmodello di crescita che, contando sulla domanda estera e sulla moderazione salariale, gliconsente di lucrare profitti cospicui.

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