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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 110 MicroMegamovente del profitto a sganciarsi dal fine sociale della produzione è un secondo fattore chenon può essere trascurato. Insieme al fatto che la politica della spesa pubblica rispondevaallora in modo inequivoco alle esigenze dei capitalisti che controllavano il bilanciopubblico, data la natura preminentemente nazionale del loro raggio d’azione e il lorodiretto interesse alla realizzazione di importanti opere infrastrutturali (si pensi, adesempio, al ruolo svolto dall’industria automobilistica italiana e tedesca nel favorire lacostruzione di un’efficiente rete autostradale pubblica), esso costituisce l’elemento che hafatto pendere l’ago della bilancia a favore del deficit spending. E’ ormai da oltre untrentennio che queste condizioni sono assenti. Lo sono negli USA, dove il populismocreditizio ha a lungo offerto un surrogato di politiche di gestione della domanda aggregata,e lo sono in Europa, dove la bassa crescita è diventata endemica. Ed allora può capitare dileggere che, se anche fosse una buona idea ricorrere alla spesa pubblica, non vi sono nuovespese da fare, non avendo alcun senso costruire un’altra Autostrada del Sole. Sarebbe facilerispondere che se di un’altra Autostrada del Sole non si sente nessun bisogno (basterebbesemplicemente completare e rendere di nuovo pubblica quella che abbiamo), di un seriopiano di riqualificazione di scuole, ospedali, dei trasporti locali, di un patrimonio artistico eambientale ormai in avanzato degrado, il bisogno è enorme. Il fatto però è che per ilcapitale riqualificare scuole e ospedali è come far scavar buche e riempirle. Dal progressivodegrado della legittimità sociale del sistema non si sente minacciato e quindi non vedel’immediato bisogno di arrestarlo. Di innalzare civilmente e professionalmente in sensouniversalistico forze di lavoro largamente eccedentarie non avverte nessuna necessità. Diallargare la produzione pubblica di beni e servizi sociali ancor meno, vedendo in essi, alcontrario, un’importante area da acquisire. Resta il bisogno di domanda pagante. Madomanda pagante addizionale in un contesto distributivo sempre più sfavorevole al salarioe che tale deve rimane non è chiaro in che modo possa essere generata. Non stupisce comeda questo ribassamento del keynesismo, dall’illusione che lo si possa fare senza stato esenza redistribuzione sia potuta nascere l’idea che il problema poteva essere risoltosgravando i più ricchi dall’imposizione o finanziando i consumi con l’assistenza della bancacentrale. Gli Stati Uniti invocano investimenti pubblici infrastrutturali, ma sono di fattoattivi nella sola espansione dello stato del warfare. L’Europa cerca la sua via d’uscita inuna contrazione dello stato del welfare. Non è oggi chiaro quanta dose di disastro sarànecessaria per sciogliere questi nodi.

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