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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 183 MicroMegaNel caso dell’Italia, per minimizzare i costi dell’uscita dall’euro, tale deprezzamentonon dovrebbe però essere elevato, e risultare possibilmente minore di quello nel 1992 dicirca il 40 per cento della lira rispetto al marco tedesco. Le ragioni di ciò sono due. Da unlato il deficit commerciale con l’estero non è per l’Italia così grande da richiedere un fortedeprezzamento del cambio, e potrebbe piuttosto essere affrontato con appropriatepolitiche di sostituzione delle importazioni ed industriali (essendo in gran partedeterminato da disavanzi nei comparti agro-alimentare e dell’energia). Così, se nell’ultimodecennio la dinamica del costo del lavoro per unità di prodotto appare certo essere stata inGermania inferiore che in Italia, le stime dell’Ocse indicano (a seconda dei tassi di cambioreali considerati) una “sottovalutazione” dell’euro tedesco rispetto all’euro italiano inmedia non superiore al 20-25 per cento. 27Dall’altro, la necessità di limitare il deprezzamento del cambio deriverebbe in primoluogo dal rischio di una inflazione importata troppo elevata 28 , che determini o una rincorsaprezzi-salari o, in sua assenza, una forte caduta dei salari reali, 29 difficilmente sostenibiledato l’andamento già sfavorevole ai lavoratori della distribuzione del reddito negli ultimidecenni. Tale necessità deriverebbe poi dall’obiettivo di non alimentare aspettative dideprezzamento del cambio che potrebbero avere effetti negativi sui tassi di interesse edunque sul costo del servizio del debito pubblico, e di limitare il più possibile le perdite pergli investitori esteri del passaggio alla nuova valuta – perdite che non potrebbero cheportare ad azioni legali contro attività di residenti italiani all’estero, al contingentamentodelle esportazioni italiane, ed a fughe di capitali dall’Italia, almeno non appena i controllisui movimenti di capitale fossero ridotti o si trovasse il modo di aggirarli. 3027Come è noto l’Italia parte nel 1999 con un avanzo delle partite correnti per arrivare nel 2011 adun deficit in percentuale al Pil intorno al – 2,5%, molto meno elevato di quello di Grecia, Spagna ePortogallo. Dal 1999 al 2011 l’Italia ha accumulato disavanzi delle partite correnti per 305 miliardidi euro, e la Germania un surplus di 1050 miliardi.28L’incremento del prezzo delle materie prime e dei prodotti agricoli nei mercati internazionali checontinua a verificarsi porrebbe del resto un problema crescente di riduzione del reddito daripartirsi tra salari e profitti.29Si dovrebbero di contro attuare politiche dei redditi che favoriscano un aumento dei salari reali asostegno della domanda interna, anche attraverso politiche delle tariffe pubbliche, della tassazionee politiche volte a ridurre i prezzi nei settori protetti dalla concorrenza internazionale.30L’ammontare delle riserve valutarie (tra cui quelle in oro rivalutatesi negli ultimi anni) inpossesso della Banca d’Italia potrebbe essere utilizzato, per cercare di stabilizzare il cambio, masarebbe ovviamente insufficiente se si verificasse una massiccia fuga di capitali. I cambi con leprincipali valute potrebbero essere stabilizzati entro bande di oscillazioni ristrette con parità“striscianti”, cioè riviste in base all’andamento dei prezzi interni ed internazionali, e di altriindicatori.

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