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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 35 MicroMegaBCE sarebbe responsabile della crisi. In verità, non dovremmo certo esser noi a criticare laBCE per questo. Se infatti la BCE avesse condotto una politica monetaria più restrittiva,essa, congiuntamente alle politiche conservatrici condotte dalla Germania, avrebbedeterminato una generalizzata stagnazione europea. Le responsabilità della crisi sonodunque da addebitarsi, da un lato, all’assenza di politiche di bilancio e distributive volte alsostegno della domanda aggregata, in particolare nei paesi “core” che, unitamente allapolitica espansiva della BCE avrebbero favorito una crescita più equilibrata; e dall’altro alloscatenamento della potenza destabilizzante dei movimenti internazionali di capitale,favorita dalla moneta unica (che ha comportato la loro liberalizzazione nel contesto di unadefinitiva stabilizzazione dei cambi).3. Il caso italianoIl caso italiano non si confà, invero, completamente al modello della crisi quidelineato. 7 L’Italia non è un paese strettamente periferico, né ha visto un afflusso massicciodi capitali finiti a finanziare una bolla immobiliare; il suo debito pubblico era maturatonegli anni 1980, oltre che per la perdurante tolleranza per l’evasione fiscale, a causa delcombinato disposto di “divorzio” fra Banca d’Italia e Tesoro e adesione al sistemamonetario europeo (SME) che fece esplodere la spesa per interessi, 8 mentre negli annidell’euro i disavanzi pubblici si sono mantenuti nei noti “parametri di Maastricht” al prezzodi una sostanziale stagnazione. Con la moneta unica il paese ha, tuttavia, visto la propriacompetitività deteriorarsi lungo gli anni dell’UME, le sue partite correnti sonoprogressivamente peggiorate ciò che ha comportato, anche per il nostro paese, uncrescente ricorso a capitali esteri per finanziarle. L’obiettivo, soprattutto da parte dei7Il caso Greco è trattato nel contributo di De Leo. Il Portogallo ebbe il suo “this time is different”prima dell’avvento dell’euro quando la stabilizzazione del cambio in attesa dell’entrata nellamoneta unica attirò afflussi di capitale, sostegno alla domanda interna, perdita di competitività eindebitamento estero. A ciò sono seguite politiche di aggiustamento basate sulla restrizione alladomanda interna. Negli anni dell’UME il Portogallo ha dunque stagnato con un vincolo estero che,in maniera simile all’Italia, si è fatto viepiù stringente.8In maniera non dissimile dall’UME, lo SME fece perdere competitività al nostro paese. Lanecessità di mantenere il cambio implicò elevati tassi di interesse per finanziare i disavanzi dellepartite correnti e nei fatti il debito pubblico. Nell’UME il vantaggio è stato nell’aver potuto goderedi bassi di interesse (sino a quando la pacchia non è finita) a cui, tuttavia, ha fatto frontel’impossibilità di svalutazioni periodiche che nello SME facevano parzialmente recuperarecompetitività al paese. Negli ultimi anni dello SME, quelli in cui si tenne il cambio e crebbel’indebitamento, un apostolo del “this time is different” fu Luigi Spaventa che arrivò a perorare“che la stabilità del cambio riceva sanzione istituzionale e non sia solo il risultato di un impegnounilaterale e, in quanto tale, percepito dal mercato come reversibile” (La Repubblica 9/10/1990).

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