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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 21 MicroMegaa parole da tutti, attraverso i suoi effetti depressivi sul livello del salario favorisce leimprese, i cui margini di profitto si allargano, e questo può più che compensare l’effettonegativo sui profitti stessi derivante dalla riduzione di domanda – e quindi di produzione –che la riduzione dei salari può provocare (e nel decreto “Salva Italia” varato alla fine del2011 non mancavano consistenti elargizioni alle imprese per sostenere i profitti). Unsecondo elemento è la consueta confusione tra ciò che è vero a livello del singolo con ciòche è vero a livello aggregato. (Non possiamo ovviamente qui discutere quanto questi dueelementi – gli interessi e la confusione – possano essere collegati.) La commistione tralivello singolo e livello aggregato è forse un elemento che nella situazione attuale “morde”più che in altre, perché – si dice – la causa delle politiche di austerità è l’“eccessivo” indebitamentopubblico, e chiunque si sia trovato ad essere troppo indebitato sa bene che pertirarsene fuori ha dovuto “tirare la cinghia” e ridurre la spesa, o alienare una parte del suopatrimonio. Naturalmente anche per il debito è fallace (come lo è quasi sempre) latrasposizione sic et simpliciter di ragionamenti validi per il singolo all’economia come untutto, perché nella misura in cui un debito è interno (cioè dovuto a membri della stessacomunità) poiché ad ogni debito corrisponde un credito, nel complesso la comunità è indebito né più né meno di quanto non sia in credito: essa è in debito verso se stessa. Inquesto caso il debito è – per dirla con una frase celebre – un debito della mano destraverso la mano sinistra. Quando un debito sia interno, è bene forse ricordarlo, esso non puòessere servito alla comunità per vivere “al di sopra dei suoi mezzi” (cioè godendo di beni eservizi in eccesso rispetto a quelli prodotti dai suoi membri): non ci si può sollevaretirandosi per i lacci delle proprie scarpe. Questo non vuol dire che il debito sia irrilevante,ma vuol dire che ciò che conta non è l’indebitamento in sé – la comunità nel complessonon è indebitata – ma il fatto che il debito (e in particolare l’onere di pagarne gli interessi)non è ripartito in misura eguale tra i suoi componenti, e che questi componenti non sonotutti eguali – in primis nella distribuzione del reddito e della ricchezza – anche indipendentementedalla ineguale ripartizione del debito. In altri termini, la mano destra, chepaga, non appartiene alla stessa persona cui appartiene la mano sinistra, che riceve ilpagamento, anche se entrambi i soggetti fanno parte della stessa comunità.Che funzione svolge un debito pubblico interno? Essenzialmente una funzioneredistributiva: lo stato fornisce servizi alla collettività (ovviamente in misura diversa agruppi diversi: normalmente più ai poveri e meno ai ricchi) più o meno gratuitamente,almeno nel senso che quello che i cittadini pagano (se pagano) per i servizi (diciamo ilbiglietto dell’autobus o le tasse scolastiche) non dovrebbe coprire (se non in piccola parte)

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