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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 177 MicroMegaprodotto interno lordo 8 , senza alcuna contropartita di una vera e propria politica dibilancio europea. 9In effetti, riprendendo le indicazioni del Trattato di Lisbona, per rilanciare lacrescita economica si considerano a livello europeo unicamente politiche “strutturali” diaumento dei tassi di partecipazione, di liberalizzazione dei mercati (dei beni e del lavoro) edi privatizzazione nei settori dei servizi. L’idea però che queste politiche possano favorireuna ripresa dell’accumulazione di capitale si basa più sul convincimento della validità diuna particolare teoria economica, di ciò che Keynes chiamava il Treasury view e chedomina di fatto le decisioni europee e la politica monetaria europea, che su una effettivaanalisi dei loro possibili effetti sulla domanda aggregata e dunque sulla crescitaeconomica. 10 Sia la probabile ulteriore redistribuzione di reddito a favore dei ceti socialipiù abbienti che quelle politiche di privatizzazione e liberalizzazione in gran parteprobabilmente determineranno (e che ne spiegano in fondo l’origine), sia gli effettidepressivi di crescenti avanzi primari nel tempo nei singoli Stati non compensati dainterventi di spesa a livello europeo, non potranno infatti che determinare una spiraledeflattiva che, come scritto nello European Economic Forecast dell’autunno scorso, potràpersino “minare la sostenibilità del debito pubblico nonostante l’annuncio di un nuovopacchetto di misure fiscali di aggiustamento”. Inoltre, non solo non è certo che quellepolitiche siano in grado di riequilibrare i deficit commerciali dei paesi “periferici”attraverso un aumento della loro competitività di prezzo. Ma se anche avessero successo, icosti di questi aggiustamenti in termini di perdita di reddito e peggioramento deglistandard di vita nei paesi “periferici” potrebbero essere enormi, a meno che il pesodell’aggiustamento non sia condiviso dai paesi in surplus attraverso loro politiche di8Benché siano previsti possibili casi di scostamenti della crescita della spesa pubblica da quella delprodotto potenziale (aumenti del carico fiscale, gravi crisi economiche, eventi eccezionali), larichiesta di riduzione del rapporto debito-Pil di 1/20 l’anno se superiore al 60 per cento, el’introduzione della norma di pareggio di bilancio nelle Costituzioni degli Stati membri,testimoniano del carattere restrittivo delle misure proposte, e del fatto che esse riflettono l’idea chele attuali difficoltà in Europa originino non negli assetti distributivi e nelle bolle finanziarie createsinel settore privato dell’economia nel decennio passato, così come nella attuale strutturaistituzionale europea, ma nei disavanzi pubblici.9Ciò apre ovviamente un problema democratico nel momento in cui coloro che dovrebbe risultare icontrollati (ovvero la BCE e la Commissione Europea) diventano i controllori che dovrebbero dare,come sembrerebbe essere previsto negli accordi raggiunti, l’approvazione formale a nuoveemissioni di titoli pubblici di singoli Stati sovrani.10In effetti molte delle misure proposte presuppongono che “l’offerta crei la propria domanda”,cioè non si pongono alcun problema di domanda aggregata.

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