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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 78 MicroMegadebba essere ridotto ammetterebbe quindi una soluzione che non sarebbe inveceaccessibile per il debito detenuto all’estero.Anche questo argomento non è corretto, in quanto non coglie tutti gli aspetti delfenomeno. Chiariamo anzitutto che la possibilità che i detentori di titoli pubblici sianotassati in quanto tali non esiste. Presa al suo estremo, una imposizione fiscale che facessegravare interamente il servizio del debito sugli stessi soggetti che detengono i titoliimplicherebbe un prelievo del 100% sugli interessi ed una aliquota anch’essa del 100% sulvalore di rimborso dei titoli stessi: cioè a dire, la sottoscrizione di titoli pubbliciequivarrebbe ad un atto di donazione a favore dello Stato. Prima ancora di ogni questionedi disparità di trattamento, e quindi di legittimità, è evidente che ciò azzererebbe inassoluto la convenienza ad acquistare titoli pubblici. Analoga considerazione vale, tuttavia,per qualsiasi trattamento fiscale che, seppur meno drastico, si applichi specificamente aititoli del debito pubblico, riducendone in misura sensibile il rendimento relativamente aquello offerto da altri impieghi. La questione effettivamente proponibile si riduce allora aquella di una più generale tassazione dei possessori di ricchezza: in quanto tali, puòritenersi che essi detengano anche buona parte dei titoli del debito pubblico, mainevitabilmente questo tipo di imposizione fiscale non conserva alcuno specifico nesso conil possesso di titoli pubblici. Ora, né la possibilità, nè l’opportunità di tassare la ricchezzaprivata interna al fine di coprire il servizio del debito pubblico sono in alcun modocondizionate dalla circostanza che una quota del debito è detenuta all’estero. Si noti cheneanche la dimensione della ricchezza privata interna, e quindi la potenziale baseimponibile di tale tassazione, viene ad essere ridotta dal fatto che parte del debito pubblicosi trova al di fuori dei confini nazionali. Ciò è immediatamente evidente nel caso in cui glioperatori esteri abbiano acquistato i titoli sul mercato secondario da soggetti nazionali, iquali avrebbero pertanto semplicemente convertito in attività estere una quota dellapropria ricchezza precedentemente costituita da titoli del debito pubblico nazionale.Qualora si tratti di titoli di nuova emissione sottoscritti all’estero, si è prima precisato chein tal caso il deficit pubblico è finanziato da un aumento dello stock di moneta nazionale,cui corrisponde un aumento della quota della ricchezza privata interna costituita appuntoda mezzi liquidi—in altri termini, la dimensione della ricchezza del settore privatonazionale sarebbe la stessa sia nel caso che i titoli del debito fossero sottoscritti all’interno,sia che essi fossero sottoscritti all’estero, con la differenza che in questo secondo caso ititoli del debito pubblico nazionale sarebbero ‘sostituiti’ da moneta nei portafogli degliinvestitori interni.

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