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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 117 MicroMegagoverni nazionali, o per lo meno di quelli dei paesi più autorevoli. La BCE è, per statuto,autonoma da qualsiasi organismo di rappresentanza democratica: “in Europa è assenteuna forte istituzione politica capace di esercitare il controllo sull’operato della BCE” haaffermato in proposito Paul De Grauwe.Ciò ha permesso, da un lato, ai parlamenti e ai governi nazionali di declinare,davanti al proprio elettorato, la responsabilità di politiche economiche severe, che hannocomportato in molti paesi riduzioni del livello del benessere collettivo e della sicurezzasociale. Dall’altro lato, tuttavia, questo contesto istituzionale ha alimentato lacontraddizione tra le istanze sociali che trovano espressione nella rappresentanzademocratica, le quali si manifestano soprattutto a livello nazionale, e la gestione effettivadella politica economica, che opera prevalentemente a livello sovranazionale. Unacontraddizione tra le istanze sociali che trovano espressione nel parlamento e nel governo ei vincoli imposti dall’operato della banca centrale si era già manifestata in Italia in seguitoal “divorzio”. Essa aveva trovato tuttavia un punto di mediazione nella crescita del debitopubblico; come è già stato ricordato, il governo italiano aveva subito soltanto in parte ivincoli imposti dal nuovo modo di operare della Banca d’Italia, al prezzo delle condizionirelativamente più onerose alle quali era soggetto il finanziamento delle politiche statali.Nell’esperienza dell’Unione monetaria europea una mediazione analoga non è possibile. Acausa della maggiore rigidità dei vincoli imposti dai trattati che regolano l’unione e dellaconseguente perdita di sovranità dei parlamenti e dei governi nazionali per quantoconcerne l’orientamento della politica economica, la contraddizione si è risoltacompletamente a favore delle istanze rappresentate dalla Commissione europea e dallaBCE. La conseguenza inevitabile è stata il decadimento della coesione sociale all’internodei singoli stati e l’intensificarsi, tra gli stati, della contrapposizione degli interessinazionali (è per questo, per esempio, che è molto difficile far accettare alle opinionipubbliche dei paesi più floridi l’idea di trasferimenti di reddito verso i paesi più poveri).Ciò ha finito per rafforzare ulteriormente le uniche istituzioni in grado di esercitareveramente il potere di determinare l’orientamento della politica economica, e cioè quellesovranazionali.Indubbiamente questo orientamento della politica economica è stato efficacenell’impedire aumenti dei livelli di attività e dell’occupazione che avrebbero potutorafforzare i lavoratori. I tassi medi di crescita del prodotto interno lordo dei principalipaesi europei non sono mai stati, nel secondo dopoguerra, così contenuti come quelliosservati negli ultimi decenni. Questo è avvenuto, per di più, in presenza di un contesto

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