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Oltre l'austerità - Cesaratto - cambiailmondo

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<strong>Oltre</strong> l’austerità 108 MicroMegaindispensabile per generare un livello di domanda che consenta un pieno impiego dellerisorse. Ed è proprio la nozione keynesiana di equilibrio di sottoccupazione ed ilriconoscimento della rilevanza della distribuzione nel determinare la domanda effettivache consentono di individuare un limite all’accumulo del debito pubblico indipendentedall’irrealistica ipotesi di pieno impiego delle risorse necessaria a collegare la nozione dieccessivo indebitamento allo spiazzamento degli investimenti. Il punto, però, è chedisavanzi primari permanenti non accrescono il rapporto tra debito pubblico e prodotto sele autorità di politica economica riescono a mantenere il tasso di interesse al di sotto deltasso di crescita. L’identificazione tra l’obiettivo di ridurre il rapporto debito/PIL e gliavanzi primari riposa allora sull’idea che i paesi a capitalismo maturo siano entrati in unafase in cui il tasso di interesse debba necessariamente collocarsi ad un livello superiore altasso di crescita. Che nel corso degli ultimi trent’anni il tasso di interesse abbia superato iltasso di crescita è un fatto. Ma è un fatto pure che nei trent’anni successivi al secondoconflitto mondiale sia accaduto l'inverso, cosa che, in una certa misura, è avvenuto negliStati Uniti anche nel corso dell’ultimo trentennio. In effetti, se l’inversione del segno deldifferenziale fosse effettivamente un dato irreversibile, senza avanzi primari, ogni forma diindebitamento, privato e pubblico, diverrebbe insostenibile. In una circostanza del genere,i creditori sono destinati a trovare soddisfazione non grazie ad un allargamento delprodotto sociale, ma in un’espansione della quota di esso asservita ai diritti del prestatore,soluzione questa che prima o poi non può che condurre il debitore all’insolvenza. Lavicenda degli USA negli scorsi decenni è, da questo punto di vista, particolarmenteindicativa. Negli Stati Uniti la politica del debito non ha teso al pareggio, ed infatti i tassicrescita si sono mantenuti ad un livello più elevato che in Europa. Questa politica disostegno alla domanda interna, e quindi alla crescita, necessaria in misura crescente dati imutamenti nella distribuzione del reddito, non è stata attuata però ricorrendoall’indebitamento pubblico, ma all’indebitamento privato, generando così instabilitàfinanziaria visto anche il più elevato onere del debito che si associa a questo circuito disostegno della domanda effettiva. Ciò che l’esperienza statunitense sembra allora suggerireè che sia possibile sostenere una crescita più elevata, sebbene l’opzione di offrireprivatisticamente questo sostegno si sia rivelata insostenibile nel lungo periodo.Le esperienze di Europa e Stati Uniti dell’ultimo ventennio possono allora esserviste come due diversi, ma entrambi fallimentari, tentativi di contenere il ricorso alla spesapubblica in un contesto di salari calanti. Gli Stati Uniti hanno contenuto la spesa pubblica

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