Dal novembre 1995 al 31 dicembre <strong>2009</strong> sono stati effettuati 52 interventi di trapianto di vasi arteriosiomologhi per infezione protesica aorto-iliaco-femorale. Inizialmente, gli omoinnesti sono stati utilizzati“a fresco” fino al 2001 (in 36 casi), successivamente tutti i trapianti sono stati effettuati utilizzando esclusivamentevasi crioconservati provenienenti dalla Banca regionale dei Tessuti Cardiovascolari (in 16 casi).In tutti i casi è stata rispettata la compatibilità ABO.Nella nostra casistica di infezioni protesiche, tutte localizzate a livello aorto-iliaco o aorto-femorali, lamortalità nelle forme non complicate è stata del 35%; nelle forme complicate da fistole enteriche, presentinel 36% dei pazienti trattati, la mortalità è stata del 55.4%. In nessun caso sono state effettuateamputazioni maggiori. Nel follow-up a distanza (range: 6 – 120 mesi; medio di 65 mesi) solo un pazienteha presentato segni di reinfezione (3.4%). La mortalità tardiva è stata del 24%, di cui il 6.8% relative acomplicazioni dell’homograft (1 rottura di pseudoaneurisma aortico ed 1 reinfezione).Due pazienti (6.8%) hanno presentato una stenosi dell’homograft in sede iliaca, verosimile espressione diuna reazione da rigetto cronico.Dal punto di vista immunologico, è stata documentata in tutti i pazienti una produzione di anticorpi anti HLAspecificamente rivolti contro gli antigeni del donatore. La risposta anticorpale, iniziata dopo circa un mese dall’interventoè aumentata progressivamente nel primo anno ed è rimasta stabile nel successivo follow-up.Le arteriopatie ostruttiveLe arteriopatie ostruttive croniche periferiche rappresentano attualmente la più frequente indicazione clinicaall’uso dei trapianti vascolari, specie nei casi in cui la rivascolarizzazione non può essere effettuatacon vene autologhe. Tale carenza è oggi sempre più frequente sia perché il patrimonio venoso è già statoutilizzato in rivascolarizzazioni coronariche o in precedenti interventi di rivascolarizzazione periferica, operché non idoneo.La disponibilità di homograft arteriosi e venosi consente di effettuare rivascolarizzazioni degli arti inferiorinelle forme di ischemia critica, ottenendo dei buoni risultati soprattutto nel salvataggio d’arto.Presso il Servizio e Cattedra di Chirurgia Vascolare dell’Università di Bologna sono state utilizzate, fino al<strong>2009</strong>, arterie omologhe crioconservate per la rivascolarizzazione di 78 arti inferiori.Fattori di rischio associati, presenti nella maggior parte dei pazienti, erano rappresentati da: diabete mellito65%; insufficienza renale cronica nel 25%, ipertensione arteriosa nel 70%; cardiopatia ischemicacronica nel 65%; dislipidemia nel 60%, broncopneumopatia cronica ostruttiva nel 40% dei pazienti.Le indicazioni cliniche al trattamento erano rappresentate in tutti i pazienti da una condizione di ischemiacritica.L’utilizzazione di arterie omologhe crioconservate è stata posta per la mancanza o l’inutilizzabilità (varicosità,calibro insufficiente, lesioni fibrotiche post-flebitiche) della vena grande safena.Nella maggior parte dei casi (90%) è stata rispettata la compatibilità ABO.Follow-up: Tutti i pazienti hanno eseguito un’angiografia intraoperatoria o nelle prime giornate post-operatorie.Successivamente sono stati sottoposti a studio eco-color-doppler a 3, 6 e 12 mesi e Angio-TC a 6,12 e 24 mesi dall’intervento. Nessun paziente è deceduto nei primi 30 giorni del periodo post-operatorio.Dieci by-pass (7,8%) sono andati incontro a trombosi immediata: in tutti i casi la causa della trombosiera attribuibile ad uno scarso accoglimento periferico; di tali fallimenti, 6 casi sono stati sottoposti adamputazione maggiore.La pervietà primaria ed il salvataggio d’arto a 30 giorni sono stati 85% e 88% rispettivamente.La pervietà primaria a 3, 6,12 e 24 mesi è stata rispettivamente del 70%, 65%, 55%, 40%.Il salvataggio d’arto a 3 mesi è stato del 85% mentre a 6, 12 e 24 mesi è rimasto invariato al 70%.Banche e trapianto di tessuti e cellule staminali emopoietiche147
I risultati preliminari delle rivascolarizzazioni di salvataggio d’arto in arteria omologa crioconservata,sono paragonabili a quelli della letteratura, sebbene gli studi pubblicati non siano omogenei sia perquanto concerne la tipologia di pazienti che del tipo di rivascolarizzazione effettuata.Nella esperienza da noi effettuata, sebbene la percentuale di pervietà a distanza di 24 mesi sia statamodesta, pur tuttavia la percentuale di salvataggio d’arto è stata soddisfacente.La risposta immunologica dei pazienti trapiantati dimostra una reazione cellulare ed anticorpale nei confrontidegli antigeni di istocompatibilità maggiore variabile da individuo a individuo. Tuttavia, dal puntodi vista immunologico l’entità della risposta anticorpale, in termini di produzione di immunoglobulineanti HLA, non è correlata al risultato clinico della rivascolarizzazione.L’entità di tale risposta immunitaria dipende dal grado di mismatching esistente tra donatore e ricevente,ma le conseguenze cliniche sembrano essere più evidenti nei vasi di piccolo calibro, nei quali variazioni,anche minime del lume vasale favoriscono i processi trombotici.Al contrario, una analisi dei fattori di rischio ha dimostrato che i fattori statisticamente significativi nelpredire il fallimento degli homograft periferici sono rappresentati dalla malattia diabetica, dalle rivascolarizzazionieffettuate al di sotto del ginocchio (arterie tibiali ed arterie del piede), dallo scarso accoglimentoperiferico e dai reiterati interventi chirurgici.Per tali motivi è necessario sottoporre i pazienti ad un monitoraggio strumentale continuativo, alla fine dievidenziare e correggere precocemente le prime lesioni stenotiche a rischio di trombosi.Michele MirelliTrapianto di cellule staminali emopoietiche (HSTC)Si descrive in questo report lo “stato dell’arte” relativamente all’attività HSCT (Hemopoietic Stem CellTransplantation) in Emilia-Romagna per l’anno <strong>2009</strong>. I dati sono stati raccolti a partire dalla “Survey onTransplant Activity” che l’EBMT (European Blood and Marrow Transplantation Group) svolge ogni anno.La partecipazione a tale survey è obbligatoria per i centri EBMT, facoltativa per gli altri; poiché la maggiorparte dei centri HSCT italiani, e anche dell’Emilia-Romagna sono membri dell’EBMT, ne consegueche essi partecipano a questa importante attività di controllo di qualità dei dati trapiantologici. I datisalienti relativi al <strong>2009</strong> sono due: 1) il numero dei trapianti da donatore volontario non imparentato (trapiantoVUD) ha superato quello dei trapianti da famigliare; 2) il numero dei trapianti autologhi, seppureassai sostanzioso, continua a mostrare un calo progressivo.Programma trapianto, attività generale e accreditamento GITMOIn regione sono stati 12 i Centri di Ematologia o Ematologia ed Oncologia Medica o Oncologia Medicache hanno eseguito HSCT; 6 di questi hanno fatto solo HSCT autologhi; 5 HSCT autologhi ed allogenici,tra questi ultimi sono 3 i Centri ad aver eseguito HSCT allogenici sia da donatore famigliare che da donatoreVUD, mentre 1 Centro non ha eseguito nessun trapianto. I dati generali di attività sono riportati nelletabelle 1MO e 2MO.Ogni Programma Trapianto viene identificato mediante l’indirizzo, il numero di identificazione EBMT(CIC) e il nome del Direttore del programma trapianti, in ossequio alla convenzione “Stato-Regioni”(Gazzetta Ufficiale n. 227 del 30/9/2003) sul tema “Linee guida in tema di raccolta, manipolazione eimpiego clinico delle cellule staminali emopoietiche – CSE”. Nel testo, successivamente, il termine ProgrammaTrapianto e Centro Trapianto vengono usati indifferentemente come sinonimi.148Banche e trapianto di tessuti e cellule staminali emopoietiche
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