Elevatori Magazine 4 2022

Sperimentale della Lombardia e dell'Emilia
Romagna ‘Bruno Ubertini’ in Brescia (Izler),
the researchers invite you to read the study
entitled ‘SARS-CoV-2 in animals: From
potential hosts to animal models’, by Anna
Michelitsch†, Kerstin Wernike†,*, Lorenz
Ulrich, Thomas C. Mettenleiter, and Martin
Beer (*Friedrich-Loeffler-Institut, Greifswald -
Insel Riems, Germany), which argues that it is
highly likely that SARS-CoV-2 came to humans
from an ‘animal reservoir’, but neither the
‘immediate viral precursor’, nor the natural
reservoir and intermediate hosts have been
identified with certainty. In order to identify
species that might harbour the virus and
assess the risk of natural reservoirs, several
animal species were infected and monitored.
This brings us to the focus of the research: the
development of clinical signs and transmission
to individuals of the same species.
In a nutshell, farm animals were found to be
resistant to the virus (pigs, cattle, poultry)
in most cases;pets had a moderate risk of
infection; laboratory species (including many
hamsters and non-human primates) had a high
risk of infection.
For example, as we have also read in
newspapers, the American mink has a high
risk of infection, resulting in local outbreaks
among these animals on Dutch and Danish fur
farms.
Pets do not transmit the virus to us, but at
most, they can pass it on to each other, as it
happens between humans. •
Sperimentale della Lombardia e dellʼEmilia
Romagna ‘Bruno Ubertini’ di Brescia (Izler), i
ricercatori invitano a leggere lo studio intitolato
‘SARS-CoV-2 in animals: From potential hosts
to animal models’, di Anna Michelitsch†,
Kerstin Wernike†,*, Lorenz Ulrich, Thomas
C. Mettenleiter, and Martin Beer (*Friedrich-
Loeffler-Institut, Greifswald - Insel Riems,
Germany), nel quale si sostiene che è altamente
probabile che la SARS-CoV-2 sia arrivata
allʼuomo da una “riserva animale” (o “serbatoio”),
ma non sono stati identificati con certezza né il
“precursore virale immediato”, né il serbatoio
naturale, né gli ospiti intermedi. Per identificare le
specie che potrebbero ospitare il virus e valutare
il rischio di altrettanti serbatoi naturali sono state
infettate e monitorate diverse specie animali. E
veniamo al focus della ricerca: lo sviluppo di
segni clinici e la trasmissione a individui della
stessa specie. In estrema sintesi,
gli animali da allevamento sono risultati resistenti
al virus (suini, bovini, pollame) nella maggior
parte dei casi; gli animali da compagnia presentano
un rischio moderato di infezione; le specie da
laboratorio (fra cui molti cricetidi e primati non
umani) presentano un rischio elevato di infezione.
Ad esempio, lo abbiamo appreso anche dalla
stampa generalista, il visone americano presenta
un elevato rischio di infezione con conseguenti
epidemie locali fra questi animali negli allevamenti
da pelliccia olandesi e danesi.
Gli animali che vivono con noi non ci trasmettono
il virus, ma al massimo, possono passarselo
vicendevolmente, come accade tra gli umani. •
Translated by Paola Grassi
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