Raccolta opere del concorso - La scuola possibile
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Visto da vicino…<br />
VALENTINA SFORZA<br />
Liceo Classico indirizzo Linguistico “Orazio”, Roma<br />
“Uno di noi”<br />
raccont Abile<br />
Marco era seduto al tavolo <strong>del</strong>la caffetteria “Coffee Art”, guardava fisso davanti<br />
a sé la porta d’entrata, ad ogni persona che entrava aveva un sussulto al<br />
cuore: aspettava una ragazza, Elisa, una giornalista <strong>del</strong> quotidiano <strong>del</strong> paese.<br />
Fuori il cielo era illuminato dai fulmini e la pioggia incessante batteva sulle<br />
vetrine <strong>del</strong>la caffetteria, la gente si affrettava con gli ombrelli aperti alle fermate<br />
degli autobus o al riparo sotto ai palazzi.<br />
Elisa arrivò e sedette al tavolo di fronte a Marco, togliendosi giacca e sciarpa<br />
e scuotendo i lunghi capelli bagnati. Dopo aver ordinato <strong>del</strong>la cioccolata<br />
calda, iniziò a spiegargli di cose avrebbe dovuto parlare e su cose avrebbe<br />
dovuto soffermarsi a descrivere; poi prese dalla tasca <strong>del</strong>la giacca un piccolo<br />
registratore, lo accese e l o mise sul tavolo.<br />
“Io scriverò questo articolo, solo perché tu me lo hai chiesto. So che i ricordi<br />
che riporterai alla mente saranno dolorosi per te, ma come hai detto tu ‘i ragazzi<br />
devono sapere a cosa vanno incontro e quali sono le difficoltà di una<br />
persona come te’”, gli ripeté Elisa.<br />
“Una persona come me” esatta mente la frase che Marco si era sentito dire<br />
tante e tante volte da due anni a questa parte: “Una persona come lei certamente<br />
avrà difficoltà nella sua vita, sicuramente avrà bisogno di aiuto...”<br />
Guardando fuori dalla vetrina, Marco iniziò a raccontare: “Avevo ventitrè anni<br />
quando sono partito con i miei compagni, in quella che doveva essere una ‘missione<br />
di pace’ nella striscia di Gaza, per disinnescare mine antiuomo sepolte.<br />
Quando arrivammo, ci rendemmo conto <strong>del</strong>la situazione: nell’aria c’era<br />
l’odore <strong>del</strong>la polvere da sparo e il fischio dei missili; fummo attaccati più<br />
volte, ma ci difendemmo senza ricevere o fare grandi danni alle costruzioni<br />
civili”. Ora Marco parlava, forse senza rendersi conto, a ruota libera, continuando<br />
a guardare la gente che correva aldilà <strong>del</strong>la vetrina.<br />
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