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Raccolta opere del concorso - La scuola possibile

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DISCRIMINAZIONE. NO GRAZIE > > > SECONDA SEZIONE > > > NARRATIVA<br />

Nel giorno marciavamo forzatamente e ogni passo si faceva sempre più pesante<br />

<strong>del</strong> precedente. Durante una di queste marce una donna incinta si accasciò<br />

a terra per la fatica sovrumana, a cui eravamo sottoposti, allora i<br />

malviventi che ci accompagnavano durante questo viaggio disperato, avendola<br />

vista, le intimarono di rialzarsi immediatamente, perché stava facendo<br />

rallentare tutto il gruppo e la “nave” non li avrebbe aspettati. <strong>La</strong> donna però<br />

non si alzava dicendo che non ce la faceva più, che avrebbe voluto rimanere<br />

lì, i “signori” allora decisero di proseguire il cammino abbandonandola al<br />

proprio destino. Mi imposi che ciò non dovesse accadere e presi la mia razione<br />

di botte, ma decisi lo stesso di tornare indietro, di cedere una parte<br />

<strong>del</strong>la mia razione idrica e di incoraggiarla pur di non abbandonare un essere<br />

umano allo strazio dei rapaci. In queste situazioni, in cui la gente tende a non<br />

essere più lucida, ci vuole uno, meno provato moralmente degli altri, che sia<br />

un leader che incoraggi e amalgami gli altri, decisi di svolgerlo io quel compito.<br />

Mi assunsi la responsabilità di quel gesto. Non sono però né un santo<br />

né un eroe, ma solamente un uomo mosso da pietà verso altri uomini e sono<br />

convinto di aver fatto il mio dovere.<br />

Con molte difficoltà finalmente arrivammo in Libia, dove in un porticciolo<br />

fuori mano, di notte, ci avrebbe aspettato una caretta per transitarci all’altra<br />

riva. Ero consapevole <strong>del</strong> fatto che il viaggio non terminava lì, ma non avete<br />

idea <strong>del</strong>la soddisfazione che provai nel vedere sulla linea <strong>del</strong>l’orizzonte il<br />

mare. <strong>La</strong> speranza si faceva sempre più forte.<br />

Ad attenderci c’erano altri uomini, che ci trattarono peggio di quelli che ci<br />

avevano accompagnato, ci fecero cenno di salire velocemente, perché le guardie<br />

erano vicine, ci strattonavano e spingevano, cercando di farci occupare<br />

meno spazio <strong>possibile</strong> nella caretta. Nel vedere questi uomini privi di pietà e<br />

di sentimenti umani, mi sembrava di vedere il Caronte di un vostro libro, non<br />

ricordo più quale, che ho studiato per passione qualche tempo fa dopo aver<br />

imparato per bene la vostra bella lingua, Caronte con gli occhi pieni di ira e<br />

di fuoco. Sembrava di essere veramente arrivati all’inferno.<br />

<strong>La</strong> nave, se così si può definire, era un ammasso di tavole di legno inchiodate<br />

tra di loro con qualche chiodo arrugginito, era un ex peschereccio e poteva<br />

contenere assai meno persone di quante realmente ce n’erano. Il solo<br />

guardarlo non era di buon auspicio. Mi affidai nuovamente al Signore dicendo<br />

tante di quelle preghiere come non avevo mai fatto. Pensavo: “Signore,<br />

se mi hai fatto arrivare incolume fin qui, fammi arrivare sulla terra ferma, per<br />

favore”. Lo scafista accese il motore e via senza perdere troppo tempo …<br />

135<br />

…nessuno è normale

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