Raccolta opere del concorso - La scuola possibile
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Visto da vicino…<br />
raccont Abile<br />
vece questo mio cambiamento sarebbe comunque venuto indipendentemente<br />
da questo evento? Queste erano alcune <strong>del</strong>le domande che mi ponevo nelle<br />
mie riflessioni, ormai così numerose e prolungate che occupavano la maggior<br />
parte <strong>del</strong>la mia giornata.<br />
Nel giro di una settimana gli altri ragazzi smisero di venirmi a cercare, i loro tentativi<br />
di parlarmi a <strong>scuola</strong> divennero sempre più rari. D’altronde neanche io<br />
cercai mai di riallacciare i miei rapporti con loro, anzi, provavo un senso di oppressione<br />
ogni volta che qualcuno provava a parlarmi e a chiedermi di uscire.<br />
A volte salivo sulla quercia vicina a casa mia e mi mettevo a osservare il tramonto<br />
o il cielo stellato, pensando a come fosse improvvisamente cambiata<br />
la vita intorno a me. Il dottore aveva detto ai miei genitori che si trattavano<br />
di semplici “disturbi <strong>del</strong>la crescita” e che prima o poi sarebbero passati, ma<br />
non ci credevo.<br />
Una sera me ne stavo lì, sdraiato su un ramo, quando sentii una voce rauca<br />
chiamarmi.<br />
Era il vecchio barbone che stava facendo una passeggiata.<br />
“Ehi tu, qualche problema?” cominciò.<br />
Non risposi.<br />
“Come ti chiami, ragazzo?” mi chiese.<br />
“Che importanza ha? Vattene” gli risposi, con un tono acido e seccato.<br />
“Si vede subito che hai un problema, ma stare lì fermo a guardare il cielo non<br />
ti servirà a nulla. Capisco le tue angosce, se vuoi puoi confidarti con me”.<br />
“Cosa ne puoi sapere tu <strong>del</strong>le mie angosce? Voglio stare da solo”.<br />
“Come vuoi, ma sappi che potrai venire a parlarmi in ogni momento, se lo desideri.<br />
Sono sempre sulla panchina <strong>del</strong> parco, non mi muovo quasi mai da lì”.<br />
Detto questo, se ne andò.<br />
Dopo qualche minuto cominciai a provare compassione per il vecchio. Dopotutto<br />
stava solamente cercando di farmi stare meglio, e cosa avevo fatto<br />
io? Lo avevo scacciato malamente, nonostante mi avesse lanciato un appiglio<br />
per riprendermi da quella crisi interiore che mi attanagliava.<br />
Decisi di andargli a chiedere scusa immediatamente e scesi dall’albero. Mi<br />
sentivo stranamente pieno di gioia, forse mi avrebbe potuto perdonare e io<br />
gli avrei potuto confessare tutti i miei timori e le mie speranze. Dopotutto<br />
era molto più anziano di me e forse anche lui alla mia età aveva avuto questi<br />
problemi. Nessuno degli altri sembrava accorgersene, ma si poteva vedere<br />
nei suoi occhi grigi una profonda tristezza che si teneva dentro da chissà<br />
quanto tempo. Insieme avremmo potuto superare le nostre paure ed i nostri<br />
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