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Raccolta opere del concorso - La scuola possibile

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Visto da vicino…<br />

raccont Abile<br />

una festa qui al CIS con tua madre e gli altri educatori”. Risposti: “Sarebbe<br />

fantastico! Comunque state tranquille che tutto andrà per il meglio!”.<br />

<strong>La</strong> sera non riuscivo a dormire, continuavo a pensare alle loro parole e a ciò<br />

che avrebbero potuto fare una volta libere. Speravo che avrebbero cominciato<br />

una nuova vita, senza più truffe e imbrogli ma una vita limpida, serena<br />

che le portasse all’amore di cui tanto agognavano.<br />

L’indomani ero entusiasta di andarle a vedere all’esame, ero sicura che avrebbero<br />

fatto <strong>del</strong> loro meglio e che ci sarebbero riuscite. Uscii di casa con la<br />

mamma alla solita ora <strong>del</strong> giorno precedente ma purtroppo, lungo la strada,<br />

trovammo un incidente che ci fede fare tardi e quando arrivammo le ragazze<br />

avevano da poco finito... I loro sorrisi mi fecero intendere che tutto era andato<br />

per il verso giusto e che gli esami erano riusciti e anche molto bene!<br />

“Dobbiamo assolutamente festeggiare, disse la mamma, alle decorazione ci<br />

penso io, tu Yarva prendi nella mia borsa una decina di euro e compra la<br />

coca-cola e le patatine!” Yarva la guardò stupida e io ancora più di lei! “Okay<br />

due sono le cose, disse, guarda che mi fido di te e sono sicura di quello che<br />

faccio... Ho fiducia in te ricordatelo!!” Yarva sorrise più veloce di un lampo<br />

sparì. Ero sconcertata e dubbiosa... “Cosa succederà? E se Yarva non ha capito<br />

che il nostro compito è anche quello di darle affetto? E se desse i soldi<br />

<strong>del</strong>la mamma al padre per comprarsi qualche droga?!” Non riuscivo a darmi<br />

pace, camminavo nervosamente da una parte all’altra <strong>del</strong>l’edificio, le mie<br />

mani erano fredde e tremanti... Esattamente come lo erano state quelle di<br />

Violetta ieri quando l’avevo aiutata a scrivere la frase. Allora pensai: “Forse<br />

la mamma ha ragione... forse quello di cui hanno bisogno è solo qualcuno<br />

che sia loro fiducia e affetto...” Mentre riflettevo Yarva tornò e con gli occhi<br />

lucidi di felicità disse alla mamma: “Ecco qua Signora coca-cola, patatine, lo<br />

scontrino e il resto”. <strong>La</strong> guardai meravigliata e colma di felicità capii una cosa<br />

molto importante che ancora oggi porto dentro: non è il nostro aspetto fisico<br />

a mostrare chi siamo davvero, né la lingua che parliamo, né l’odore che<br />

abbiamo, né il nostro modo di vestire... Sono le nostre scelte che indicano<br />

chi siamo realmente e se noi siamo pronti a giudicare una persona solo perché<br />

appartenente ad una cultura diversa dalla nostra, forse non siamo migliori<br />

di loro né le persone forti e sicure che crediamo di essere, ma <strong>del</strong>le<br />

persone superficiali pronte a giudicare tutti senza pensare che anche la persona<br />

che abbiamo davanti possa essere ferite dal nostro comportamento, dai<br />

nostri sguardi, dalle nostre parole usate troppo spesso con leggerezza e dalle<br />

nostre idee di condanna.<br />

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