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Raccolta opere del concorso - La scuola possibile

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Visto da vicino…<br />

raccont Abile<br />

LUDOVICA GALIMI<br />

Istituto Tecnico Industriale “Enrico Fermi”, Roma<br />

Tutto cambia ma niente resta<br />

Da sempre sognavo quel momento, da quando ero solo una bambina innamorata<br />

di suo padre che trascorreva pomeriggi interi nel parco davanti casa.<br />

Forse la mia concezione di famiglia allora era troppo irreale, ma era ugualmente<br />

qualcosa che desideravo profondamente. Credevo non ci potesse essere<br />

gioia più grande che stringere un figlio tra le braccia per poi guardarlo<br />

con occhi lucenti e scoprire che ha il tuo stesso naso. Sentire i battiti di quella<br />

creatura così piccola e fragile che sta muovendo i suoi primi passi nel mondo,<br />

percepire il calore <strong>del</strong> suo corpicino sul mio seno, tutto questo pensavo mi<br />

avrebbe resa la donna più felice <strong>del</strong> mondo. Eppure, quando dovetti fare i<br />

conti con il terzo testi di gravidanza positivo, sentivo che sarei morta. Fu<br />

come sprofondare in un abisso senza alcuna strada di ritorno, completamente<br />

smarrita nella fitta foresta <strong>del</strong> caso. Sapevo già cosa avrebbero detto i miei genitori,<br />

mia madre avrebbe pianto e io sarei scappata di casa pensando che<br />

così facendo sarei scappata anche dai miei problemi. In realtà quando trovai<br />

il coraggio per dirglielo la loro reazione fu peggiore di quanto pensassi, si<br />

vergognavano di me, <strong>del</strong>la loro unica figlia. Lo psicologo invece che aiutarmi<br />

mi confuse ancora di più e più passava il tempo più mi convincevo che tenere<br />

il bambino era la cosa migliore. Quando sei diversa dalle altre ragazze la gente<br />

comincia a guardarti male, comincia a evitarti e nemmeno il tempo di accorgertene<br />

che già sei emarginata dalla società. In un paese piccolo come il mio<br />

poi, se tutto va bene al cinema abbiamo la terza visione. Quando giravo per<br />

la <strong>scuola</strong> mi guardavano come se fossi un’assassina e in quei momenti ti<br />

prende una fitta al cuore. Ti chiedi “Ma come, io ho fatto tutto questo proprio<br />

per non togliere al mondo questa creatura e adesso mi ripagate così?”.<br />

In realtà tutti cercano di fare finta di niente, ma si legge negli occhi che il<br />

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