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Raccolta opere del concorso - La scuola possibile

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DISCRIMINAZIONE. NO GRAZIE > > > SECONDA SEZIONE > > > NARRATIVA<br />

darmene e me ne sono andato. poi però me la sono dimenticata...” wow,<br />

penso io. “...a forza di whiskey. però c’ho ancora i segni, un enorme mostro<br />

con un’enorme pancia rotonda m’ha colpito e rimandato indietro, non ci vedevo<br />

niente io, per via <strong>del</strong>la luce, così questo gigante m’ha dato un colpo con<br />

la pancia e m’ha fatto ruzzolare giù fino a qua”.<br />

stronzate, penso io. però mi provo a immaginare come sarà lì fuori, se davvero<br />

c’è un lì fuori, dove splende un sole vero, dove c’hanno il caffè. allora<br />

mi dico, se l’ha trovata questo rimbambito la strada, la posso trovare anch’io.<br />

m’allontano e comincio a pensare. se c’è un modo di uscire, sicuramente è in<br />

alto, sicuramente. salgo salgo salgo salgo e non trovo niente. sto sopra alla<br />

città. nel punto più in alto che c’è, appena sotto lo strado di roccia che ci copre<br />

la testa. mi siedo e cerco, con gli occhi, una luce vera. come me la immagino<br />

io la luce <strong>del</strong> sole. bianca e intensa, non come un grosso lampione, ma come<br />

il bianco degli occhi di quel vecchio. come il rosso <strong>del</strong> whiskey di mio zio.<br />

e poi mi viene un’idea. me ne vado al fiume, coperto di barche e gondolieri che<br />

fischiettano stonati. do un goccio ad andrea, il mio amico traghettatore, e gli<br />

chiedo di portarmi il più vicino <strong>possibile</strong> alla cascata da cui affluisce il fiume. mi<br />

ci porta, si ferma a un centinaio di metri. scendo, lo ringrazio e incomincio a risalire<br />

la costa a piedi. questo posto è sempre così desolato, ci si bagna le ossa, e<br />

qua sotto non è che ci si possa asciugare così facilmente. arrivato proprio sotto,<br />

alzo la testa tra gli schizzi per cercare di capire da dove, esattamente, scenda<br />

l’acqua. c’è una fessura nella roccia alta un paio di spanne e lunga una ventina.<br />

da qualche porte dovrà pur venire quell’acqua. comincio ad arrampicarmi, arrivo<br />

su, mi infilo prepotentemente nella fessura facendo forza sulla pressione<br />

<strong>del</strong>l’acqua. e mi ritrovo in una caverna rischiarata. Esco dall’acqua. zuppo come<br />

sono mi congelerei rapidamente se non fosse per l’adrenalina che mi è salita in<br />

corpo. la caverna è abbastanza grande, coperta in ogni punto da un muschio<br />

verdino che la rende pericolosa per qualcuno che non c’è abituato, ma non per<br />

i miei piedi esperti. comincio a camminare lungo il bordo <strong>del</strong> grosso fiume che<br />

scorre al centro <strong>del</strong>la grotta. dopo pochi passi, noto che il fiume prende una diramazione<br />

diversa da quella che porta alla cascata, un’altra direzione che conduce<br />

ad un sottile rivo che esce dalla caverna attraverso un foro nella roccia.<br />

d’un tratto sento qualcuno cantare, cantare bene, cantare una melodia così ariosa<br />

e felice come non ne ho mai sentite. sento che si sta avvicinando, per la paura<br />

chiudo gli occhi e inciampo. inginocchiato a terra sento gli occhi bruciare, dallo<br />

spiraglio da cui esce il torrente entra una luce misteriosamente forte. mi avvicino<br />

e vedo che c’è abbastanza spazio per guardare fuori. guardo.<br />

129<br />

…nessuno è normale

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