Raccolta opere del concorso - La scuola possibile

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Visto da vicino… raccont Abile Oggi mi sono sentito diverso dal solito. Oggi mi sono sentito meno contrario alle classificazioni. Oggi ho chiamato per la prima volta quella sostanza amara e marrone caffè, e quella dolce giallognola tè. Chissà che succede. Chissà che mi stanno facendo. Saranno i farmaci? Sarò io? Sarà la mia mente che vuole riscattare una vita passata a farmi problemi? In verità, i problemi che mi faccio me li faccio perché non riesco a trovare un mio orientamento in un mondo di classificazioni. Chissà perché ho voglia di andarmene da questo posto. Chissà perché ho voglia di dire la parola caffè. Chissà perché chiamo farfalle quelle che voi chiamate farfalle. Chissà perché. Oggi mi hanno dato un nuovo farmaco, e da quando me l’hanno dato ho iniziato a sentirmi diverso. Chissà perché. Chissà perché sto ripetendo così spesso le parole “chissà” e “perché”. Chissà perché oggi mi viene naturale scrivere gli accenti dalla parte giusta. Chissà perché oggi non ho niente da criticare. Chissà perché oggi non ho trovato niente da rinfacciare al mondo delle classificazioni. Chissà perché finalmente capisco che vuol dire essere vivo. Chissà perché. Non mi piace dilungarmi, eppure lo faccio. Lo faccio perché ne ho bisogno. Ma quando poi non ne ho più davvero bisogno, ma penso di averne perché la mia mente ha bisogno di credere che io abbia bisogno di dilungarmi, allora inizio a dire tante volte di fila le stesse parole. E chissà perché quelle parole sono “chissà perché”. Se “chissà” e “perché” non volessero dire niente, allora sì che starei bene, perché saprei che mi sto comportando come al solito, come mi fanno credere che io mi comporti: in modo insensato e illogico. E allora mi sentirei meglio. Perché saprei che non c’è niente di diverso dal solito. Mentre qualcosa c’è. C’è perché fino a ieri non avrei chiesto lo zucchero, perché ero contrario alle classificazioni. È anche per questo che sono contrario alle classificazioni: perché ho bisogno di dire cose senza senso, e la regina delle classificazioni, cioè la lingua, non mi aiuta di certo. Chissà perché ho bisogno di sgranchirmi le gambe, e me lo lasciano fare, mentre ieri mi avrebbero preso per pazzo, perché le gambe non le muovo da anni. Forse prima mi prendevano per pazzo perché ero pazzo. Ma il fatto che ora non mi prendano per pazzo significa che non sono pazzo. Ma lo ero. Ne sono certo. Forse non sono più pazzo? Forse il “Soggetto A-209T” può cominciare a chiamarsi Tim? O Jim? O David? È quello che ho sempre aspettato. Ma perché? Mi hanno fatto apparire la normalità come una cosa fantastica, ma adesso che l’ho raggiunta, non ho più uno scopo. Se non ci fossero distinzioni tra pazzi e non pazzi, ognuno saprebbe da solo quando è pazzo. Quindi, per tornare normale, dovrebbe fare un percorso progettato da lui stesso. Questo percorso sarebbe 54
DISCRIMINAZIONE. NO GRAZIE > > > SECONDA SEZIONE > > > NARRATIVA progettato dall’inconscio in modo da soddisfare tutte le aspettative che avevamo riguardo al non essere pazzi. È per questo che sono ancora contrario alle classificazioni. Oggi, mi hanno liberato. Finalmente non sono più pazzo. Mi rendo conto di essere comunque strano, ma non sono più pazzo. Ora che non sono più pazzo, che benefici avrò? Inizio già a farmi una lista. Potrò e dovrò lavorare. Potrò e dovrò farmi le cose da solo. Potrò e dovrò prendermi le mie responsabilità. Potrò e dovrò remare a tempo con tutti gli altri organi dello stato. Mi innamorerò di donne che non ricambieranno. Spezzerò cuori a donne che si innamoreranno di me, perché non ricambierò. Mi renderò conto del tempo. Utilizzerò continuamente le mie acerrime nemiche: le classificazioni. Festeggerò. Vivrò una vita tranquilla. Non mi porrò problemi. Mi rilasserò. Non avrò nessun pensiero serio con cui occupare la mia mente. E finalmente inizio a capire cos’è la morte. Inizio ad averne coscienza. Prima non ero solo pazzo, ma anche mal informato. Non è pazzia non sapere cosa sia la morte, ma essendo tu pazzo, i dottori ritengono che non ti serva saperlo. Beh, però, riguardando questo elenco di cose che cambieranno nella mia vita, mi viene da dire una sola cosa: “Che Schifo”. Ciao a tutti. Sono Tim. Sono un ex - pazzo, e sono morto. Mi sono suicidato il giorno dopo essere diventato normale. Perché? Volete saperlo? Perché ho passato la mia vita sdraiato su un letto, nella speranza che i dottori mi avevano inculcato di tornare una persona normale. Non mi ero mai reso conto che è meglio essere pazzi, essere discriminati, essere disprezzati, essere odiati, essere temuti, che temere, discriminare, disprezzare, odiare, ed essere schiavi di convenzioni e classificazioni. Almeno, noi pazzi abbiamo le nostre attenuanti, per comportarci male con voi: non sappiamo che cosa facciamo, eppure veniamo ridicolizzati e giudicati ogni due secondi. Voi invece che scusante avete? Di che diritto usufruite per non poter essere giudicati, e poter giudicare? Noi abbiamo le nostre attenuanti per trattarvi in modo strano, a volte fastidioso. Voi che attenuanti avete per trattarci in modo così spietato? 55 …nessuno è normale
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Valentina Peris Elisa Raponi Serena
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