Raccolta opere del concorso - La scuola possibile
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Visto da vicino…<br />
GIORGIO VETTORI<br />
Liceo Scientifico Statale “Innocenzo XII”, Anzio - Roma<br />
Un giorno<br />
raccont Abile<br />
Era una cupa giornata di settembre, ero in compagnia dei miei migliori amici.<br />
Visto che né il tempo né la nostra fantasia fornivano idee, decidemmo di fare<br />
una passeggiata nel centro <strong>del</strong> nostro paese. Passammo per i luoghi di solito<br />
più popolati nel giorno ma di persone ce ne erano ben poche. Così, per passare<br />
il tempo, il mio amico Giovanni decise di fermarci a giocare una partita<br />
a biliardo ma a una condizione: chi perdeva doveva sì pagare ma in aggiunta<br />
era obbligato a scontare una penitenza. Grazie alla mia grande fortuna, persi<br />
e dovetti pagare; ma non era quello che mi preoccupava, bensì la penitenza.<br />
Infatti i miei due bei simpaticoni decisero una punizione che non mi sarei<br />
mai aspettato. Passare e tornare nel “vicolo buio”. Il nome non dà poi così<br />
tanta paura, ma le voci che su di esso girano per il paese. Essendo una penitenza<br />
la dovetti pagare. Dopo ripensamenti e cercando di far cambiare idea<br />
ai miei amici mi feci coraggio ed entrai. Il nome gli calzava a pennello; era<br />
completamente buio. Continuai a camminare per una decina di metri fino a<br />
scorgere una fioca luce: era la luce di un locale precisamente di una sala giochi;<br />
non era molto conosciuto ma frequentato da ragazzi adolescenti. Mi avvicinai<br />
e grazie alla luce riuscii vedere la fine <strong>del</strong> vicolo. Arrivai in fondo, ero<br />
pronto a tornare indietro quando davanti a me successe una scena che non<br />
avrei mai voluto vedere. Un ragazzo bussò alla porta <strong>del</strong> locale, non riuscivo<br />
a vederlo, ero troppo lontano ed era buio. <strong>La</strong> porta fu aperta da un buttafuori<br />
che lo guardò e gli disse: «Non puoi entrare!». Il ragazzo rimase di stucco. Io,<br />
incuriosito, mi avvicinai senza fare rumore e mi nascosi dietro una cassa da<br />
frutta. Con la luce <strong>del</strong> locale riuscii a inquadrare la scena; era Samuel, un ragazzo<br />
straniero, lo avevo conosciuto casualmente in una <strong>del</strong>le tante uscite per<br />
il paese, era un amico di amici, sapevo soltanto che era brasiliano e da poche<br />
settimane era venuto in Italia. Continuai a guardare la scena. Samuel allora<br />
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