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Sardegna Economica, N. 1/2011 - Università degli studi di Cagliari.

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In Biblioteca<br />

116<br />

<strong>Sardegna</strong> <strong>Economica</strong> 1/<strong>2011</strong><br />

Questo lungo elenco <strong>di</strong> “rivolte popolari, azioni eroiche e scontri<br />

sanguinosi” ha termine con l’avventura <strong>di</strong> Fiume nel Natale<br />

del 1920, sotto la guida del poeta-soldato Gabriele d’Annunzio,<br />

per l’occasione in <strong>di</strong>visa <strong>di</strong> tenente colonnello dei Lancieri <strong>di</strong><br />

Novara. Il trattato <strong>di</strong> Rapallo, che sottrarrà la città istriana<br />

all’Italia, avrebbe portato il “comandante” d’Annunzio ad “entrare<br />

in guerra” con il Regno d’Italia, essendosi opposto, con le<br />

armi e con i suoi volontari (giunti da tutt’Italia, una ventina<br />

anche dalla <strong>Sardegna</strong>), all’asse<strong>di</strong>o portato dalle truppe regie<br />

comandate dal generale Caviglia. «È stata una lotta fratricida,<br />

perfino peggiore <strong>di</strong> quella dell’Aspromonte, scrive Fre<strong>di</strong>ani.<br />

Tutto per niente, oltretutto: quattro anni dopo il regime fascista<br />

avrebbe sancito con l’annessione all’Italia le ripetute occupazioni<br />

squadriste seguite a quello che lo stesso d’Annunzio<br />

aveva definito il Natale <strong>di</strong> sangue!».<br />

C’è dunque, per chi legge questo il libro il tanto per comprendere<br />

quanto “sangue” venne versato, da tanti nostri fratelli, perché<br />

nascesse la nazione che ci ha fatto – sar<strong>di</strong> e veneti, siciliani<br />

e piemontesi, campani e toscani, ecc. – “italiani, italiani veri”,<br />

come recita la bella canzone <strong>di</strong> Cutugno.<br />

Ed ha molta ragione l’A. dove suggerisce l’acquisto del suo libro<br />

«ai rappresentanti delle istituzioni, affinché ricor<strong>di</strong>no quali<br />

sacrifici sono stati compiuti per permettere loro <strong>di</strong> occupare le<br />

poltrone su cui siedono. ...Perché – parlamentari, ministri, consiglieri<br />

regionali, provinciali, comunali o circoscrizionali – non<br />

<strong>di</strong>mentichino mai quanto sangue è costata la costruzione del<br />

nostro Paese».<br />

Questo libro <strong>di</strong> Fre<strong>di</strong>ani può essere anche letto (ed è questa<br />

una ragione che ne consiglia la conoscenza) come un lungo<br />

racconto, intenso ed appassionante, in cui quelle 101 battaglie<br />

(poche vinte e molte perdute) hanno visto decine <strong>di</strong> migliaia<br />

<strong>di</strong> valorosi soldati, volontari o regolari, sacrificarsi per una<br />

grande causa in un’epopea che oggi nessun italiano dovrebbe<br />

<strong>di</strong>menticare.<br />

Forse, quest’anniversario può servire per meglio comprendere<br />

la storia passata, per conoscerne tanti aspetti rimasti colposamente<br />

nell’ombra per via d’una demagogia nazionalista che<br />

ha lungamente nascosto a tanti <strong>di</strong> noi molte verità e molti<br />

passi falsi.<br />

Così, anche questo libro aiuta a fare memoria, a riscoprire gli<br />

entusiasmi che portarono tanti giovani (e c’erano tanti sar<strong>di</strong><br />

fra loro) a correre <strong>di</strong>etro le camicie rosse <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> o ai proclami<br />

del <strong>di</strong>vo Gabriele d’Annunzio. Perché l’Unità d’Italia fu<br />

certamente un sogno – romantico ed eroico allo stesso tempo<br />

– che avrebbe infiammato i cuori <strong>di</strong> tanta gioventù. •

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