Sardegna Economica, N. 1/2011 - Università degli studi di Cagliari.
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persone, e l’affermarsi <strong>di</strong> sistemi produttivi sempre<br />
più basati sull’innovazione scientifica e tecnologica,<br />
determinano flussi migratori sempre<br />
più consistenti <strong>di</strong> persone altamente qualificate.<br />
Queste, infatti, nel momento in cui non trovano<br />
nel paese d’origine le infrastrutture scientifiche<br />
adeguate alla valorizzazione delle proprie competenze<br />
o le risorse economiche sufficienti per le<br />
attività <strong>di</strong> ricerca, cercano in altre nazioni o in altre<br />
aree dello stesso paese il riconoscimento delle<br />
proprie capacità, in termini <strong>di</strong> retribuzioni più<br />
elevate e migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro.<br />
Ovviamente non mancano le ripercussioni che<br />
tali spostamenti ad elevato contenuto <strong>di</strong> capitale<br />
umano generano sul sistema economico dell’area<br />
ricevente e, soprattutto, <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> partenza.<br />
Se non possono che essere positive per la prima,<br />
in termini <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />
conoscenze da sfruttare per reagire in maniera<br />
competitiva ai cambiamenti continui imposti<br />
da un ambiente tecnologico estremamente<br />
<strong>di</strong>namico, per la seconda possono <strong>di</strong>ventare<br />
preoccupanti, specialmente se si tratta <strong>di</strong> trasferimenti<br />
a carattere definitivo. In questo<br />
caso, infatti, viene a mancare proprio una delle<br />
risorse strategicamente rilevanti per la crescita<br />
dell’area d’origine, con un conseguente impoverimento<br />
del sistema economico che rischia <strong>di</strong><br />
veder compromessa la propria competitività.<br />
In questa nota partiamo dalla descrizione del<br />
recente fenomeno migratori a livello mon<strong>di</strong>ale<br />
per poi passare all’analisi dell’ultimo Rapporto<br />
Italiani nel Mondo curato dalla Fondazione<br />
Migrantes. In particolare sottolineiamo<br />
l’accresciuta importanza dei flussi migratori<br />
<strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui con elevati livelli <strong>di</strong> istruzione ed<br />
accenniamo ai risvolti <strong>di</strong> carattere economico<br />
che questi fenomeni possono avere.<br />
Alcuni dati sui flussi migratori a livello<br />
mon<strong>di</strong>ale<br />
I dati riportati nella Tabella 1 segnalano che<br />
negli ultimi venti anni il numero complessivo<br />
Primo Piano<br />
dei migranti internazionali è passato da oltre<br />
155 a quasi 21 milioni. La <strong>di</strong>saggregazione<br />
geografica riporta l’Europa al primo posto<br />
come continente <strong>di</strong> destinazione, con quasi<br />
70 milioni <strong>di</strong> migranti e una incidenza pari a<br />
circa un terzo del totale. Seguono Asia (oltre<br />
61 milioni) e Nord America (poco più <strong>di</strong> 50<br />
milioni). Non sorprende, inoltre, che la maggior<br />
parte dei flussi migratori sia <strong>di</strong>retta verso<br />
i Paesi più sviluppati (quasi 128 milioni),<br />
anche se occorre rilevare che flussi consistenti<br />
sono <strong>di</strong>retti anche verso i paesi meno sviluppati<br />
(oltre 86 milioni). Il <strong>di</strong>vario tra questi<br />
due gruppi <strong>di</strong> Paesi, tuttavia, era molto meno<br />
marcato nel 1990, con ciò si comprende la<br />
crescente rilevanza dei flussi verso i paesi più<br />
sviluppati. In percentuale rispetto alla popolazione<br />
residente, si veda la Tabella 2, il peso<br />
dei migranti è più elevato in Oceania (16,8%),<br />
Nord America (1 ,2%) ed Europa (9,5). In<br />
questo contesto, l’Italia ha visto crescere notevolmente<br />
lo stock dei migranti - passati da<br />
meno <strong>di</strong> un milione e mezzo nel 1990 a quasi<br />
milioni e mezzo nel 2010 - tanto che la percentuale<br />
sulla popolazione residente è stata<br />
in costante crescita ed è passata dal 2,5% del<br />
1990 al 7, % del 2010. Sempre secondo i dati<br />
delle Nazioni Unite (2009a), le previsioni per<br />
il 2010 vedono gli Stati Uniti come principale<br />
paese <strong>di</strong> destinazione dei flussi internazionali,<br />
in questo paese, infatti, si stima vi siano quasi<br />
3 milioni <strong>di</strong> immigrati. Dietro gli Stati Uniti<br />
si colloca la Russia, con 12,3 milioni, la Germania<br />
(10,8), l’Arabia Sau<strong>di</strong>ta (7,3) e il Canada<br />
(7,2). Complessivamente, il numero <strong>di</strong><br />
paesi con oltre mezzo milione <strong>di</strong> immigrati è<br />
passata da 57 nel 1990 a 6 nel 2010. Tra il<br />
2000 e il 2010 nove paesi hanno ricevuto oltre<br />
un milione <strong>di</strong> immigrati, si tratta <strong>di</strong> Stati Uniti<br />
(8 milioni), Spagna ( ,6), Italia (2,3), Arabia<br />
Sau<strong>di</strong>ta (2,2), Regno Unito (1,7), Canada<br />
(1,6), Siria (1,3), Giordania ed Emirati Arabi<br />
Uniti (1 milione ciascuno).<br />
<strong>Sardegna</strong> <strong>Economica</strong> 1/<strong>2011</strong><br />
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