Sardegna Economica, N. 1/2011 - Università degli studi di Cagliari.
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Passato & Presente<br />
19 8 all’Alto Commissario generale Pietro<br />
Pinna lo stesso presidente dell’A.Ca.I., l’ingegner<br />
Mario Giacomo Levi. Su quel piano Levi,<br />
<strong>di</strong>venuto il cavallo <strong>di</strong> battaglia delle forze sindacali,<br />
si sarebbero quin<strong>di</strong> animati <strong>di</strong>battiti e<br />
polemiche a non finire.<br />
La sua mancata realizzazione fu anche attribuita,<br />
dai gruppi <strong>di</strong> sinistra «agli interessi dei<br />
gruppi monopolistici della chimica (la Montecatini)<br />
e dell’elettricità (la SES), tutelati dai<br />
<strong>di</strong>rigenti reazionari della Democrazia Cristiana».<br />
Si trattava <strong>di</strong> una semplice speculazione<br />
<strong>di</strong> parte, soprattutto perché i conti industriali<br />
che avrebbero dovuto sorreggere quegli investimenti<br />
apparivano assai<br />
fragili (se non proprio aleatori),<br />
legati com’erano su<br />
ren<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> produttività<br />
in miniera mai raggiunti (e,<br />
<strong>di</strong> fatto, ritenuti anche utopici<br />
da alcuni tecnici, viste<br />
le con<strong>di</strong>zioni giacimentologiche).<br />
Erano infatti passati in seconda linea<br />
– almeno nella pubblica opinione – quelli che<br />
erano stati i principali vincoli all’adozione <strong>di</strong><br />
quel piano:<br />
- innanzitutto per l’entità dell’investimento<br />
richiesto (circa 20 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire del tempo),<br />
impossibile per le stremate finanze del Paese<br />
ancora debilitato dalla guerra persa e per le<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trovare aiuti dalla finanza internazionale;<br />
- ed ancora per l’alto costo, anch’esso non<br />
competitivo, <strong>degli</strong> azotati che dovevano essere<br />
prodotti con i processi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stillazione;<br />
- ed infine per l’impossibilità <strong>di</strong> collocare sul<br />
mercato sardo quelle maggiori produzioni <strong>di</strong><br />
energia elettrica stante i consumi ipotizzabili<br />
dal nostro sistema produttivo (in <strong>Sardegna</strong> si<br />
utilizzavano allora poco meno <strong>di</strong> 280 milioni<br />
<strong>di</strong> chilowattora/anno).<br />
Va detto che, nonostante le pressioni esercitate<br />
da una parte politica e dal sindacato,<br />
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<strong>Sardegna</strong> <strong>Economica</strong> 1/<strong>2011</strong><br />
anche i tecnici più autorevoli (come il professor<br />
Mario Carta) avrebbero contestato pubblicamente<br />
la vali<strong>di</strong>tà economica del piano<br />
Levi, affermando che il carbonsulcis – anche<br />
se trattato – rimaneva un combustibile <strong>di</strong><br />
scarso pregio, e che la stessa sua utilizzazione<br />
chimica non era in grado <strong>di</strong> risolvere il problema<br />
del rilancio economico delle miniere<br />
della Carbosarda.<br />
Comunque, il problema del salvataggio dell’occupazione<br />
operaia <strong>di</strong> Carbonia continuava<br />
a rimanere – nella <strong>Sardegna</strong> <strong>di</strong> quell’inizio <strong>degli</strong><br />
anni Cinquanta – in primo piano. Di fronte<br />
ad un’inevitabile caduta produttiva (nel 19 9<br />
s’erano estratte poco più <strong>di</strong><br />
600 mila tonnellate <strong>di</strong> grezzi,<br />
Le speranze e le attese il 38 per cento in meno del<br />
per il piano dell’ingegner Levi<br />
’ 7), occorreva fare qualcosa.<br />
rimasto però solo sulla carta<br />
D’altra parte, con la nascita<br />
per gli alti costi e le perplessità<br />
della Regione autonoma nel<br />
tecniche d’una sua attuazione<br />
19 9, il problema dello sviluppo<br />
economico dell’isola<br />
era stato posto con grande decisione.<br />
Per far nascere nuove industrie nell’isola<br />
– si sosteneva – occorre <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> maggiori<br />
quantità d’energia e, soprattutto, <strong>di</strong> rompere<br />
il monopolio che nel settore deteneva<br />
la società Elettrica Sarda. Il carbonsulcis poteva<br />
e doveva essere il grimaldello capace <strong>di</strong><br />
scar<strong>di</strong>nare il potere dei baroni dell’elettricità.<br />
Diverrà proprio questo il cavallo <strong>di</strong> battaglia<br />
delle Giunte della “prima” Regione. La successione<br />
dei primi atti compiuti dalla Regione<br />
sarda ne danno testimonianza. Dal 1950 al<br />
1953 verranno emanate leggi regionali<br />
- per incrementare la produzione <strong>di</strong> energia<br />
elettrica attraverso l’utilizzazione del carbonsulcis,<br />
- per istituire l’Ente sardo <strong>di</strong> elettricità,<br />
EN.SA.E.,<br />
- e, ancora, per realizzare a Portovesme, in<br />
partnership con la Carbosarda, una centrale<br />
termoelettrica da 60 megawatt per