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Sardegna Economica, N. 1/2011 - Università degli studi di Cagliari.

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na attribuito, potranno, in caso <strong>di</strong> incapienza,<br />

chiedere un accertamento giu<strong>di</strong>ziale del valore<br />

effettivo del patrimonio, a prescindere dalle<br />

in<strong>di</strong>cazioni in proposito contenute nella relazione<br />

dell’organo amministrativo, a cui pur<br />

compete l’in<strong>di</strong>cazione del «valore effettivo del<br />

patrimonio netto assegnato alle società beneficiarie<br />

e <strong>di</strong> quello che eventualmente rimanga<br />

nella società scissa» (art. 2506 ter, comma 2°).<br />

Infine. Considerato che il regime previsto dal<br />

2° e 3° comma dell’art. 2506 bis costituisce per<br />

definizione un criterio suppletivo, ben può<br />

l’autonomia privata prevedere nel progetto <strong>di</strong><br />

scissione una <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sciplina della destinazione<br />

<strong>degli</strong> elementi dell’attivo e del passivo<br />

non desumibili dal progetto, con conseguente<br />

prevalenza del progetto <strong>di</strong> scissione sui criteri<br />

previsti dal legislatore soltanto in via suppletiva<br />

(Cass., 2 aprile 2003, n. 6526). Potrà essere<br />

così previsto un criterio proporzionale <strong>di</strong> assegnazione<br />

delle passività o anche un principio<br />

<strong>di</strong> pertinenza in deroga al <strong>di</strong>sposto dai commi<br />

appena richiamati, <strong>di</strong>sposizioni queste destinate<br />

così ad operare solo allorquando, anche<br />

me<strong>di</strong>ante i criteri interpretativi in materia<br />

dettati dai contratti (art. 1362 ss. c.c.), non<br />

emerga la destinazione <strong>di</strong> elementi dell’attivo<br />

o del passivo non desumibili dal progetto <strong>di</strong><br />

scissione.<br />

Circa la ripartizione tra i soci <strong>di</strong> passività non<br />

desumibili dal progetto <strong>di</strong> scissione potranno<br />

trovare applicazione sia criteri <strong>di</strong> proporzionalità<br />

che <strong>di</strong> pertinenza, come pure <strong>di</strong> equa<br />

sud<strong>di</strong>visione della responsabilità.<br />

6. La scissione <strong>di</strong> azienda<br />

La circostanza che la scissione abbia una <strong>di</strong>sciplina<br />

sua propria dovrebbe precludere, come<br />

più sopra si è fatto cenno, all’applicazione in<br />

via automatica delle norme dettate dal co<strong>di</strong>ce<br />

civile sul trasferimento <strong>di</strong> azienda nelle ipotesi<br />

in cui la scissione abbia appunto per oggetto<br />

l’intera azienda della società scissa o singoli<br />

Dialoghi & Confronti<br />

rami, e dunque <strong>di</strong> una pluralità <strong>di</strong> attività e<br />

passività, ed in questo senso, come pure si è<br />

detto,la scissione si <strong>di</strong>fferenzia dallo scorporo,<br />

che, non avendo una <strong>di</strong>sciplina sua propria,<br />

ricorre necessariamente alle regole sul trasferimento<br />

<strong>di</strong> azienda in toto applicabili.<br />

Si rende così necessario verificare <strong>di</strong> volta in<br />

volta l’applicabilità (in via analogica) delle<br />

norme sul trasferimento d’azienda.<br />

Schematicamente può osservarsi:<br />

- art. 2556 (forma scritta ad probationem e<br />

pubblicità): ogni problema è superato dalla<br />

presenza <strong>di</strong> specifiche <strong>di</strong>sposizioni in proposito<br />

dettate in sede <strong>di</strong> scissione;<br />

- art. 2557 (<strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza):<br />

pur nelle incertezze dottrinarie (Scognamiglio,<br />

Picciau) che caratterizzano la materia, volte per<br />

lo più a <strong>di</strong>stinguere l’ipotesi <strong>di</strong> scissione non<br />

proporzionale (per l’applicabilità del 2557)<br />

dalla scissione proporzionale (per l’inapplicabilità),<br />

pur propendendo per un’ampia l’applicabilità<br />

del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza alla scissione<br />

avente ad oggetto un’azienda o un ramo <strong>di</strong><br />

essa (considerata la portata <strong>di</strong> norma generale<br />

del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> cui all’art. 2557 riconosciuto anche<br />

dalla Cassazione, n. 9682/2000), sussiste<br />

qualche dubbio sull’applicabilità del <strong>di</strong>vieto<br />

<strong>di</strong> concorrenza alla scissione parziale che veda<br />

un’identica composizione della compagine<br />

sociale delle società beneficiarie <strong>di</strong> nuova costituzione:<br />

considerato, invero, che in questa<br />

ipotesi essendo presenti gli stessi soci, con le<br />

medesime percentuali, nella scissa e nella beneficiaria,<br />

verrebbero meno quelle esigenze <strong>di</strong><br />

tutela del valore dell’investimento del soggetto<br />

acquirente l’azienda che qualifica l’art. 2557;<br />

- art. 2558 (successione nei contratti): essendo<br />

già prevista, in via generale, la possibilità<br />

per i terzi contraenti <strong>di</strong> opporsi alla scissione<br />

ex art. 2503 (richiamato dall’art. 2506 ter, ult.<br />

comma), (Palmieri), potrebbe obiettarsi per<br />

l’inutilità <strong>di</strong> un richiamo all’art. 2558; questa<br />

norma contiene, peraltro, al 2° comma, una<br />

<strong>Sardegna</strong> <strong>Economica</strong> 1/<strong>2011</strong><br />

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