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Piano pluriennale di sviluppo socio-economico della Comunità ...

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linee <strong>di</strong> comportamento e criteri <strong>di</strong> scelta <strong>di</strong> cui non si può fare a meno, fa uscire<br />

dall'approssimato e dall'improvvisato, è conveniente e rende in efficacia, è alla base dello<br />

<strong>sviluppo</strong>, dà certezze. Quin<strong>di</strong> la programmazione va fatta., va fatta con partecipazione, con il<br />

consenso delle comunità e sulla base <strong>di</strong> pochissime idee strategiche, certe e chiare;<br />

? per un altro verso, l'atteggiamento delle stesse persone esprime un senso <strong>di</strong> freddezza, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stacco, <strong>di</strong> ironica espressone "ma ci cre<strong>di</strong> proprio?". Questo atteggiamento comincia a<br />

nascere quando dalle linee strategiche l'attenzione passa alle scelte, alle in<strong>di</strong>cazioni concrete e<br />

operative. Si avverte allora che un <strong>Piano</strong>, in genere:<br />

- da un lato non seleziona e non deve selezionare gli obiettivi e le concrete operazioni da<br />

fare, e non ne deve in<strong>di</strong>care l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> priorità;<br />

- dall'altro sembra "<strong>di</strong>re tutto", "prevedere tutto", quasi "un libro <strong>di</strong> sogni". In altro modo, è<br />

come <strong>di</strong>re che "è comunque sempre possibile inquadrare ogni atto entro il <strong>Piano</strong>", e quin<strong>di</strong> il<br />

<strong>Piano</strong> stesso ha più la connotazione <strong>di</strong> "atto amministrativo dovuto" che <strong>di</strong> "guida allo<br />

<strong>sviluppo</strong>". E' come <strong>di</strong>re, ancora, che un documento <strong>di</strong> programmazione che contiene tutto è<br />

come se non contenesse nulla.<br />

Questi atteggiamento e queste considerazioni fanno nascere e consolidano l'esigenza che sia dato<br />

corso a specifici strumenti che consentano, una volta avviatasi l'operatività del <strong>Piano</strong>, <strong>di</strong> seguirne,<br />

monitorarne e controllarne il processo <strong>di</strong> attuazione, quasi a confezionarne "stati <strong>di</strong> avanzamento<br />

perio<strong>di</strong>ci" e perio<strong>di</strong>che verifiche.<br />

2.2 QUELLA DELLA COMUNITÀ MONTANA ALTA VALTELLINA<br />

È "UN'AREA DIFFICILE"<br />

Le consultazioni e le analisi si sono fatte permeare da una valutazione <strong>di</strong> fondo: è quella che<br />

induce a considerare come l'area che compone la <strong>Comunità</strong> Montana Alta Valtellina, da Sondalo<br />

a Livigno allo Stelvio al Gavia, sia un'area senz'altro <strong>di</strong>fficile e molto particolare, tanto da ritenere<br />

<strong>di</strong>fficile anche il rapporto dei sei Comuni sia tra loro che con la <strong>Comunità</strong> Montana.<br />

E ciò a ragione particolarmente <strong>di</strong> due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> motivi.<br />

Il primo motivo riguarda UNA CERTA DISOMOGENEITÀ, che si potrebbe connotare<br />

come GEOGRAFICA, più che amministrativa, dovuta alla presenza <strong>di</strong> due appen<strong>di</strong>ci territoriali,<br />

Sondalo e Livigno, non abituate ad avere in Bormio e nell'area bormiese il centro <strong>di</strong> gravitazione<br />

consolidato dai tempi e dalla storia. Sondalo e Livigno, infatti:<br />

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