Inventario - Carte da legare
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glio di Stato.<br />
Nell’esercizio del potere inquirente conferitole, la Commissione poté non solo<br />
spingersi molto oltre la Relazione Conti, nella richiesta di analisi e documenti, ma<br />
ebbe anche la facoltà di raccogliere testimonianze, effettuare contraddittori e disporre<br />
perizie.<br />
Partita la macchina investigativa, tutti gli aspetti della vita dell’Arco e del Sales<br />
vennero passati al setaccio attraverso la documentazione contabile, gli ordini di<br />
servizio, i bandi di concorso, le deliberazioni della Deputazione provinciale, nonché<br />
attraverso interrogatori ai consiglieri di amministrazione e ai dipendenti. Si<br />
venne così a delineare una gestione poco rispettosa delle leggi e del regolamento,<br />
condizionata sia <strong>da</strong> clientelismi e favoritismi sia <strong>da</strong> una notevole incapacità amministrativa.<br />
Questi aspetti deteriori appaiono evidenti se si considera che molti dei<br />
componenti della Commissione amministrativa, delegata della Provincia alla gestione<br />
del manicomio, usavano il manicomio come serbatoio elettorale: «nel reclutamento<br />
del personale di custodia prevalevano criteri elettorali, ciò che è comprovato<br />
<strong>da</strong>l fatto che la gran parte di esso proviene <strong>da</strong>l Comune di Giugliano, compreso<br />
nel collegio elettorale dell’on. De Bernardi» 66 , componente della Commissione,<br />
e dell’on. Casale. Il personale di custodia veniva assunto senza rispettare criteri oggettivi,<br />
in quanto spesso non erano in possesso dei requisiti prescritti <strong>da</strong>l regolamento;<br />
inoltre venivano adoperati per l’assistenza di persone inferme appartenenti<br />
alle famiglie dei membri della commissione. I relatori annotavano, riguardo al direttore<br />
Bianchi, che<br />
riesce assai malagevole ad un uomo di scienze di scendere <strong>da</strong>ll’altezza dei suoi studi e<br />
delle sue investigazioni per rendersi conto della miriade di esigenze di una numerosa famiglia<br />
di mentecatti e quindi vigilare seriamente ed efficacemente sull’economato, sulla vittitazione,<br />
sul casermaggio, sulla lavanderia e via dicendo 67 .<br />
Contemporaneamente, i commissari ravvisavano la necessità di una divisione<br />
tra direzione amministrativa e direzione sanitaria, al fine di evitare l’accentramento<br />
di troppe responsabilità nelle mani di una singola persona. A tale proposta, tuttavia,<br />
si accompagnava anche una critica al fatto che il Bianchi, unitamente al collega<br />
Cantarano, e i deputati provinciali col carico del manicomio, De Bernardi e Casale,<br />
erano contemporaneamente deputati al parlamento nazionale. Era evidente che<br />
l’an<strong>da</strong>mento del manicomio non veniva seguito con la doverosa cura né per gli aspetti<br />
clinici né per quelli amministrativi. Lo stesso Bianchi denunciava che «allorché<br />
egli assumeva la direzione del manicomio, il servizio sanitario era disordinatissimo:<br />
i medici non avevano regola alla visita e qualcuno non la faceva addirittura, i<br />
malati erano piuttosto in abbandono e pochi avevano una storia clinica completa»<br />
68 . A sua difesa disse di aver proposto di ristrutturare l’organico, distinguendo<br />
66 Regia Commissione d’inchiesta per Napoli, Roma, 1901, vol. II, p. 178.<br />
67 Ibid., pp. 180 sgg.<br />
68 Ibid., p. 182.<br />
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