Inventario - Carte da legare
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In una lettera del 31 luglio 1943 115 , il direttore Sciuti segnalava al segretario<br />
dell’amministrazione provinciale la presenza dell’archivio nei locali immediatamente<br />
sottostanti il tetto della struttura ospe<strong>da</strong>liera, e quindi il pericolo grave per<br />
l’ospe<strong>da</strong>le, poiché in caso di incursione aerea le fiamme provocate <strong>da</strong>gli «spezzoni<br />
incendiari» avrebbero trovato in esso un sicuro alimento «per la grande quantità di<br />
carte ivi depositate». Inoltre, suggeriva Sciuti, sarebbe stato necessario svecchiare<br />
l’archivio, poiché molti documenti non erano più utili «<strong>da</strong>to il grande tempo trascorso».<br />
Pertanto essi avrebbero potuto essere inviati alla Croce Rossa con utile<br />
vantaggio sia per la nobile associazione sia per l’ospe<strong>da</strong>le per fare spazio<br />
nell’archivio e «diminuirne il peso».<br />
Non sappiamo se a questa proposta venne <strong>da</strong>to seguito e se ad essa sia <strong>da</strong> attribuire<br />
parte della responsabilità delle attuali lacune. Anche in caso affermativo, la<br />
proposta di scarto, fortunatamente non riguardò le cartelle cliniche. Difatti, il 12<br />
settembre 1968, alla circolare ministeriale trasmessa <strong>da</strong>ll’ufficio del Medico provinciale<br />
di Napoli, con la quale veniva prolungato <strong>da</strong> dieci a venticinque anni il periodo<br />
di conservazione delle cartelle cliniche, il direttore Eustachio Zara rispondeva<br />
orgogliosamente con queste parole: «si assicura codesto spett.le Ufficio che tutte<br />
le cartelle cliniche ed i fascicoli riflettenti i ricoverati in quest’Ospe<strong>da</strong>le sono conservati<br />
nell’Archivio dell’Ospe<strong>da</strong>le <strong>da</strong>ll’epoca del suo funzionamento» 116 .<br />
4. Il lavoro di riordino<br />
La documentazione si presentava in condizioni di totale abbandono in vari depositi<br />
della struttura, in una situazione igienicamente precaria e in assoluto disordine.<br />
In una fase iniziale si è provveduto al recupero del materiale, alla bonifica e ad<br />
una prima organizzazione secondo grandi tipologie archivistiche. Immediatamente<br />
è risultato che non tutti gli anni erano rappresentati in modo quantitativamente omogeneo.<br />
La documentazione riguar<strong>da</strong>nte i pazienti, come i registri e i verbali di<br />
ammissione e di dimissione, i verbali di ammissione e diagnosi, i registri di matricola,<br />
le dimissioni con atti di responsabilità, le richieste di informazioni, il movimento<br />
dei folli ecc., si presentava senza salti cronologici. Diversa, purtroppo, era<br />
stata la sorte di altri nuclei documentari relativi alle forniture, all’economato, al casermaggio<br />
a tutto ciò che potesse essere utile ad una puntuale ricostruzione storicoamministrativa<br />
del manicomio che si presentava particolarmente lacunosa.<br />
Sulla base di quanto rinvenuto l’inventario è stato organizzato in 25 serie comprensive<br />
di registri e testi, un carteggio classificato secondo il titolario in uso al<br />
manicomio Arco-Sales, un carteggio classificato secondo il titolario in uso al manicomio<br />
di Capodichino e un carteggio non classificato.<br />
La difficoltà del lavoro è stata determinata <strong>da</strong>ll’uso di titolari diversi. Alcune<br />
volte indicazioni archivistiche preziose sono state ricavate persino <strong>da</strong> cartelline ori-<br />
115 AOLB, <strong>Carte</strong>ggio Capodichino, b.2024, fasc. 664.<br />
116 Ibid., b. 2026, fasc. 684.<br />
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