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URLA AL BUIO 18_6_2012:PUCCINI 8_11_2008 18/06/12 14.36 Pag<strong>in</strong>a 11<br />
sono affidata a ciò che le loro parole trasmettono. E credo sia stato giusto<br />
così, perché è dal buio, per chi è da questa parte del muro, che queste<br />
parole arrivano.<br />
Dal buio riaffiorano su pezzi di carta, su fogli quadrettati o protocollo,<br />
scritture <strong>in</strong>certe, grafie attente a essere chiare come si faceva a scuola, caratteri<br />
netti di chi ha potuto usare una macch<strong>in</strong>a da scrivere (ma chi sa<br />
che usarne una <strong>in</strong> carcere a volte è solo un miraggio?); di qualcuno che<br />
si scusa per qualche errore che sia sfuggito, ma “scrivo <strong>in</strong> fretta per mancanza<br />
di tempo: studio, lavoro…”; di chi spera “che il caldo torrido di<br />
quest’estate ci dia tregua, altrimenti sarà duro scrivere”; di chi “sapevo<br />
che sarebbero arrivate queste domande e ne arriveranno di peggio, ma<br />
ciò non toglie che possiamo superare questo ostacolo con molta filosofia<br />
d’animo sereno”...<br />
Parole crude, dure, disperate; toni, accuse feroci, a volte; giudizi a volte<br />
esasperati, netti, ripetuti, quasi un mantra, anche nei confronti dei<br />
pentiti, dello Stato e delle sue istituzioni, della Magistratura. Giudizi<br />
qualche volta un po’ sommari. A volte troppo. Ma anche pazienti racconti<br />
puntigliosi, percorsi da ripercorrere, lunghi, fiduciosi argomentare;<br />
brani di filosofia, veloci <strong>in</strong>cursioni nella storia, a suggerire il tempo della<br />
lettura <strong>in</strong> carcere; cenni pure di poesia, <strong>in</strong> un luogo dove la percezione<br />
del mondo che cambia senza poterne far parte, diventa “come tenere <strong>in</strong><br />
un pugno chiuso un po’ di sabbia”.<br />
La narrazione che ne nasce, disegna un mondo complesso, contraddittorio<br />
a volte, ricco comunque di un sentire ‘forte’. Il l<strong>in</strong>guaggio appare ‘rapito’<br />
da codici diversi che si <strong>in</strong>trecciano: giudiziari, religiosi, letterari, che<br />
si <strong>in</strong>nestano sui codici di vita o malavita che sia, con le loro enfasi, le loro<br />
sgrammaticature. Anche perché è solo <strong>in</strong> carcere che queste persone per<br />
lo più hanno com<strong>in</strong>ciato a studiare. Varcata la soglia di questo “errore di<br />
scrittura”, come il professor Giuseppe Ferraro def<strong>in</strong>isce il nostro sistema<br />
carcerario. Ho cercato di rispettare questo loro l<strong>in</strong>guaggio, limitando le<br />
modifiche, le correzioni, anche perché credo che il l<strong>in</strong>guaggio possa essere<br />
narrazione <strong>in</strong> sé. Ha <strong>in</strong> sé tutte le vite e i mondi che sottende.<br />
Devo confessare che appena ho avuto <strong>in</strong> mano gli scritti da cui è nato<br />
poi il libro, mi è sembrato di trovarmi come davanti a un muro. Poi, leg-<br />
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