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URLA AL BUIO 18_6_2012:PUCCINI 8_11_2008 18/06/12 14.36 Pag<strong>in</strong>a 77<br />

Regolarmente chi è assegnato come me al circuito A. S.1 viene tenuto<br />

<strong>in</strong> cella s<strong>in</strong>gola. A parte gli scorsi sei mesi trascorsi <strong>in</strong> compagnia,<br />

tutti gli anni di pena (21 anni e 2 mesi) li ho trascorsi quasi sempre <strong>in</strong><br />

cella s<strong>in</strong>gola. Attualmente ho pochissimi rapporti con i miei compagni,<br />

visto il mio stato di isolamento, comunque di solito sono cordiali.<br />

La carcerizzazione dell’affettività… Questa è la risposta più impegnativa<br />

e alla quale non so se sia facile rispondere, ma ci proverò.<br />

Io la chiamo mutilazione degli affetti, è la nota più dolente nell’ambito<br />

del bilancio quotidiano della vita del carcerato. Non ci sono mai<br />

ore di colloquio con i familiari a sufficienza, che possano saziare e dissetare<br />

la fame e la sete di affetto che tormentano il tuo corpo e il tuo<br />

spirito. Gli abbracci <strong>in</strong>terrotti improvvisamente perché qualcuno nella<br />

sala colloqui ti avvisa che il tempo è scaduto. Oppure quando al telefono<br />

non senti più la voce della tua persona cara e all’improvviso ti<br />

rendi conto che erano già trascorsi 10 m<strong>in</strong>uti disponibili. Ti accorgi di<br />

avere un senso di vuoto dentro di te perché non hai potuto salutare e<br />

dire l’ultima parola di affetto e di conforto a chi stava dall’altra parte.<br />

I tantissimi risvegli che ti riportano al grigiore della realtà dura, la<br />

“fortunatissima notte” nella quale hai fatto un meraviglioso sogno,<br />

onirico riflesso di ciò che ogni giorno ad occhi aperti vai fantasticando<br />

con la mente coltivando la speranza del vero risveglio. L’affettività<br />

io la idealizzo come qualcosa di sublime che concretizza la sua massima<br />

manifestazione nel pieno della <strong>in</strong>timità, della discrezione e della<br />

riservatezza. Il paradosso è che mi sento <strong>in</strong> maggiore <strong>in</strong>timità affettiva<br />

con le persone che amo quando scrivo loro una lettera o diversamente<br />

quando nell’<strong>in</strong>timità della mia cella vado con i miei pensieri alla<br />

ricerca di loro.<br />

Quando ci <strong>in</strong>contriamo nelle affollate e panotticamente osservate<br />

salette-colloquio, avverto <strong>in</strong>vece tutto l’imbarazzo della castrazione<br />

dell’affettività. Quale affettività può esserci quando al colloquio <strong>in</strong><br />

uno slancio di affetto ti soffermi un po’ di più a prolungare quel bacio<br />

che da diversi giorni attendi con fervore di dare alla tua donna,<br />

quando ad un tratto senti un ticchettio sul vetro al tuo fianco? È l’agente<br />

che come Cerbero ti sta osservando e ti sta dicendo che <strong>in</strong> quel-<br />

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