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URLA AL BUIO 18_6_2012:PUCCINI 8_11_2008 18/06/12 14.36 Pag<strong>in</strong>a 55<br />

ALFIO FICHERA. Non abboccate quando sentite di sequestri di beni milionari<br />

e di “boss” che pranzano con aragoste e champagne. Il carcere<br />

è né più né meno un riflesso della società esterna; <strong>in</strong> esso convivono<br />

ricchi e disperati, sani e malati, schiavi e tiranni, sciocchi e furbi: vi è<br />

qu<strong>in</strong>di chi sceglie di farsi sfruttare lavorando per una paga di 200 euro<br />

al mese perché aiuta la famiglia a sfamarsi e chi <strong>in</strong>vece è nelle condizioni<br />

di sfuggire al ricatto del bisogno. In carcere si sommano tante<br />

cose diverse. La società per lavarsene le mani li chiama tutti mafiosi,<br />

crim<strong>in</strong>ali, “gente di rispetto” e crea l’op<strong>in</strong>ione comune, spesso a disprezzo<br />

della realtà.<br />

CARMELO MUSUMECI. In carcere c’è il rischio assuefazione. Faccio rispondere<br />

direttamente da Antonio Gramsci: “Ho sempre paura di essere soverchiato<br />

dalla rout<strong>in</strong>e carceraria. È questa una macch<strong>in</strong>a mostruosa che<br />

schiaccia e livella secondo una certa serie. Quando vedo agire e sento<br />

parlare uom<strong>in</strong>i che sono da c<strong>in</strong>que, otto, dieci anni <strong>in</strong> carcere e osservo<br />

le deformazioni psichiche che essi hanno subìto, davvero rabbrividisco,<br />

e sono dubbioso nella previsione di me stesso. Penso che anche gli altri<br />

hanno pensato (non tutti ma almeno qualcuno) di non lasciarsi soverchiare<br />

e <strong>in</strong>vece, senza accorgersene neppure, tanto il processo è lento e<br />

molecolare, si trovano cambiati e non lo sanno, non possono giudicarlo,<br />

perché essi sono completamente cambiati”. (A. Gramsci, Lettere dal<br />

carcere, Tor<strong>in</strong>o 1965, p. 236, lettera 19 novembre 1928 a Giulia).<br />

Riguardo a quanto <strong>in</strong>cide <strong>in</strong> questa assuefazione il fatto che la detenzione<br />

sia permanente e senza f<strong>in</strong>e, posso dire che ormai mi sono<br />

abituato alla sofferenza e non mi fa più paura. La sofferenza mi fa solo<br />

soffrire, piuttosto è la vita che mi fa paura perché più vivo e più dura<br />

la mia pena.<br />

Il carcere ostativo è l’<strong>in</strong>izio di un <strong>in</strong>cubo. I sogni della notte: addormentarsi<br />

alla sera e non svegliarsi più al matt<strong>in</strong>o nella cella.<br />

Gli <strong>in</strong>cubi: addormentarsi alla sera e svegliarsi di nuovo al matt<strong>in</strong>o<br />

nella cella.<br />

La cosa che pesa di più: l’<strong>in</strong>utilità di avere un calendario attaccato<br />

alla propria cella.<br />

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