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COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital Med Lav Erg 2003; 25:3 Suppl 136 www.gimle.fsm.it adottare, nella maniera più rapida possibile, misure sanitarie preventive per la rapida identificazione dei casi e l’appropriata loro gestione(isolamento dei soggetti sospetti, gestione dei contatti) al fine di evitare ogni possibile ulteriore diffusione del contagio. Tra le misure adottate nel nostro paese si ricorda l’obbligo per i passeggeri dei voli aerei provenienti dalle aree affette (individuate dalla WHO) di sottoporsi presso gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera a controllo sanitario con misurazione della temperatura corporea e altre valutazioni o informazioni mediche e amministrative (D.L. 9 maggio 2003 n. 103) (8). Alcuni settori produttivi ed in particolare, ma non solo, quello del trasporto aereo e le relative categorie di lavoratori sono stati per primi interessati dall’emergenza sia per la necessità di mettere in atto le misure preventive suggerite o ordinate dalle Autorità sanitarie per prevenire la potenziale diffusione del contagio attraverso i passeggeri in arrivo o in transito, sia per la necessità di proteggere dal contagio lo stesso personale di volo o di terra (9). Vi può essere un ruolo per il medico competente di una realtà lavorativa coinvolta da questa modalità di rischio? Il medico competente è a tutti gli effetti un consulente del datore di lavoro per tutte le problematiche connesse con i rischi professionali che possano avere potenziali ricadute sulla salute dei lavoratori, sia nei termini sicuramente più familiari delle classiche patologie professionali ad instaurazione ed andamento subacuto/cronico, sia in termini di patologie acute. Tra queste ultime vanno naturalmente comprese anche le patologie infettive (che sono infatti considerate sotto il profilo medico-legale e assicurativo dei veri e propri infortuni sul lavoro). Al medico competente, inoltre, la normativa vigente affida un importante ruolo nell’informazione e formazione del lavoratore sui rischi lavorativi specifici. Si tratta di una preziosa opportunità di trasmettere ai lavoratori interessati al potenziale rischio di contagio informazioni scientificamente corrette, depurate dalla eccessiva carica ansiogena che ha caratterizzato la comunicazione mediatica concorrendo ad alimentare nella popolazione preoccupazioni spesso esagerate con il risultato di altrettanto immotivate iniziative preventive e protettive (10). Il primo step del processo di prevenzione aziendale con il coinvolgimento del medico competente deve essere naturalmente quello della valutazione del rischio (o meglio del suo aggiornamento sulla base delle nuove circostanze di pericolo), con l’individuazione sia delle modalità di estrinsecazione del pericolo stesso sia dei lavoratori da considerare a rischio. I criteri per stabilire quali lavoratori considerare a rischio sono i seguenti: lavoratori che, negli ultimi 10 giorni, hanno viaggiato in un’area a rischio SARS lavoratori che hanno avuto contatti stretti con individui con sospetta o probabile SARS Questi lavoratori possono essere considerati a maggior rischio di sviluppare la patologia e devono prestare attenzione all’eventuale insorgenza di febbre (> 38°C) o sintomi respiratori come tosse o dispnea. Qualora si presentasse uno di questi sintomi il lavoratore non deve recarsi al lavoro, né in altri luoghi pubblici, deve avvertire immediatamente il proprio medico di base richiedendo una visita a domicilio e misurare la temperatura corporea 2 volte al giorno. Se la sintomatologia si risolve in 72 ore il lavoratore può essere riammesso nei luoghi di lavoro e pubblici, se invece la sintomatologia prosegue fino ad incontrare i criteri che definiscono un caso sospetto di SARS il soggetto deve continuare ad utilizzare le misure di precauzione fino a 10 giorni dopo la risoluzione della febbre e la scomparsa o il netto miglioramento dei sintomi respiratori (11). Tutte queste indicazioni devono far parte dell’informazione che il medico competente contribuisce ad impartire ai lavoratori. Un’altra importante tematica che coinvolge direttamente il medico competente è quella della vaccinoprofilassi antinfluenzale sui luoghi di lavoro: non si tratta ovviamente di un’immunoprofilassi specifica contro la patologia in oggetto ma la sua utilità è stata più volte ribadita per di- verse ragioni tra le quali anche la possibilità che un episodio influenzale possa essere confuso con un caso sospetto di SARS a causa della aspecificità dei sintomi (malessere generale, mialgie, artralgie diffuse, possibili iniziali sintomi respiratori, ecc.) comuni alle due patologie (12). La pratica della vaccinazione antinfluenzale è quindi senz’altro giustificata nei lavoratori considerati a rischio: in tal modo si dovrebbe abbattere drasticamente l’incidenza di forme influenzali nella specifica popolazione con minori possibilità di confusione diagnostica. Quanto alle misure di prevenzione generica, ad eccezione di luoghi di lavoro speciali come gli ospedali, non viene raccomandato dal CDC l’uso nei comuni luoghi di lavoro di DPI come guanti o mascherine chirurgiche per proteggersi dall’esposizione al virus (13). La misura di prevenzione più importante resta sempre un’attenta e frequente igiene delle mani, che devono essere lavate spesso usando sia acqua e sapone sia le salviette disinfettanti, permettendo, così, la rimozione dalla pelle di materiale potenzialmente infetto per prevenire la trasmissione della malattia (14). Un utile suggerimento sarebbe quello di approntare nei luoghi di lavoro una piccola cassetta di pronto soccorso contenente un termometro, flaconi di un comune disinfettante domestico, mascherine chirurgiche, guanti in lattice non sterili a perdere e alcune confezioni di salviette imbevute di disinfettante per le mani, in modo da affrontare senza rischi una eventuale emergenza su un soggetto affetto da SARS (15). Da queste brevi riflessioni emerge che il medico competente ha la possibilità di mettere in pratica le tre parole d’ordine suggerite dal Ministro della Salute Girolamo Sirchia, preparazione (intesa come conoscenza dei rischi per essere pronti a gestirli), allerta rapida e capacità di intervento, per fronteggiare l’attuale “emergenza” SARS ma anche il bioterrorismo, nonché le minacce del passato come la mucca pazza, e i pericoli che si potrebbero presentare in futuro (16). Bibliografia 1) Norme di protezione dei lavoratori esposti. Accessed at http://www.ministerosalute.it/dettaglio/phprimopiano.jsp. 2) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/sars/clinicians.htm, on 24 June, 2003. 3) La SARS. Accessed at http.// www.ministerosalute.it/dettaglio/pdprimopiano.jsp v4) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/sars/qa/illness.htm, on 13 May, 2003 5) Accessed at http.// www.cdc.gov/ncidod/sars/casedefinition.htm, on 5 June, 2003. 6) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/sars/clinicians.htm, on 24 June, 2003. 7) WHO. Cumulative number of reported probable cases of SARS from: 1 Nov.2002 to: June 2003. Accessed at http:// www.who.it/csr/sars/country/2003.06.23/en/. 8) D.L. 9 maggio 2003 n. 103. 9) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/sars/airpersonnel.htm, on June 5, 2003. 10) D.Lgs. n. 626 del 19 settembre 1994, artt. 20-21. 11) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/workplaceguidelines.htm, on 8 May, 2003. 12) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/sars/clinicians.htm, on 24 June, 2003. 13) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/workplaceguidelines.htm, on 8 May, 2003. 14) Accessed at http:// www.cdc.gov/ncidod/workplaceguidelines.htm, on 8 May, 2003. 15) SARS- Misure del Governo per le imprese. Published online at http://www.ministerosalute.it/dettaglio/prdossier.jsp, on 20 May, 2003. 16) Polmonite, Sirchia: “Terrore inutile, influenza uccide di più”. Milano 17 Maggio 2003, DiDi (Adnkronos). Accessed at http:// www.sicurezzaonline.it/homep/infcro/sars.htm.
G Ital Med Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI www.gimle.fsm.it 137 P. Mascagni 1 , E. Corsini 2 , M. Pettazzoni 1 , A. Baj 1 , G. Feltrin 1 , E. Ferraioli 1 , F. Toffoletto 1 Determinazione dell’interleuchina-8 nell’espettorato indotto di lavoratori esposti a basse concentrazioni di asbesto 1 Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro. Presidio Ospedaliero di Desio. Desio - Milano 2 Laboratorio di Tossicologia. Dipartimento di Scienze Farmacologiche. Università degli Studi di Milano RIASSUNTO. È stata determinata la concentrazione di interleuchina-8 (IL-8) nell’espettorato indotto di 17 lavoratori esposti a basse concentrazioni di asbesto e di 10 controlli. L’indagine ha permesso di evidenziare un incremento di IL-8 nel gruppo dei soggetti esposti rispetto ai controlli. Questo risultato sottolinea l’utilità della ricerca dei mediatori proinfiammatori come possibili indicatori preclinici di risposta alveolare. Parole chiave: interleuchina-8, espettorato, esposizione professionale, asbesto. ABSTRACT. www.gimle.fsm.it DETECTION OF INTERLEUKIN-8 IN THE INDUCED SPUTUM OF WORKERS EXPOSED TO LOW AIRBORNE ASBESTOS LEVELS. The concentration of interleukin-8 (IL-8) in the induced sputum of 17 workers exposed to low airborne asbestos levels and of 10 controls was determined. IL-8 levels were statistically significantly increased in the asbestos exposed group compared to controls. This finding underlines the usefulness of the study of proinflammatory mediators as possible predictors of alveolar damage. Key words: interleukin-8, sputum, occupational exposure, asbestos. Introduzione Il presente lavoro si propone di contribuire allo studio dei meccanismi patogenetici precoci di danno polmonare indotto da asbesto attraverso la ricerca sperimentale di idonei indicatori di esposizione alla fibra e di precoci indicatori del suo effetto. Materiali e metodi L’indagine ha interessato una popolazione di 27 soggetti appositamente selezionati tra i lavoratori che sono giunti a visita tra il maggio 2001 e il marzo 2002 presso l’Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro dell’Ospedale di Desio. Sono stati individuati 2 gruppi aventi le seguenti caratteristiche: il primo comprende un insieme di 17 soggetti di sesso maschile esposti per ragioni professionali a basse concentrazioni di asbesto, con età media di 51.4 (DS 14.3), per il 65% fumatori (27.2 pacchetti/anno in media); il secondo, di riferimento, si compone di 10 individui, di età media di 39.9 anni (DS 15.4), per il 60% fumatori (11.0 pacchetti/anno in media), nella cui carriera lavorativa non si è mai verificata l’esposizione a tossici per il polmone. Il protocollo diagnostico ha comportato, oltre alla diagnostica tradizionale clinica e strumentale tesa a svelare patologie respiratorie, la ricerca di corpuscoli dell’asbesto e di Interleuchina-8 (IL-8) in campioni di materiale polmonare raccolto attraverso la tecnica dell’espettorato indotto. Per tutti i soggetti è stata pertanto praticata l’induzione dell’espettorato mediante un’unica seduta di inalazione di nebbia ultrasonica di soluzione idrosalina (NaCl al 5%). L’espettorato così ottenuto è stato processato per determinarne l’eventuale contenuto in corpuscoli dell’asbesto e di IL-8. Risultati L’analisi condotta sul dosaggio di IL-8 è significativa per un incremento nei soggetti esposti ad asbesto (media 991.9 pg/ml, DS 798.7) rispetto ai controlli (media 384.6 pg/ml, DS 554.7; t-test p = 0.045). L’aumento in questione si è registrato in soggetti senza a patologia polmonare e non si spiega con le abitudini al fumo (Y = 556.7 + 19.9x; R = 0.39; Rsqr = 0.15) o con l’età anagrafica (Y = 302.5 + 11.8x; R = 0.22; Rsqr = 0.05). Priva di significatività statistica è risultata, infine, la correlazione tra corpuscoli dell’asbesto e IL-8 nell’espettorato indotto. Conclusioni I dati ottenuti, benché preliminari, autorizzano ad ipotizzare un impiego della metodologia non invasiva da noi proposta nella valutazione degli effetti precoci indotti dalla fibra di amianto nell’uomo. Quanto sin qui osservato ovviamente non permette valutazioni definitive a causa soprattutto della bassa numerosità del campione indagato, ma è comunque di notevole stimolo per una più estesa applicazione della tecnica sul campo e per un approfondito confronto con metodiche più validate come il lavaggio broncoalveolare.
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