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COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI G Ital Med Lav Erg 2003; 25:3 Suppl 176 www.gimle.fsm.it F. Papalia, N. Magnavita Un rischio professionale misconosciuto: la violenza fisica sul luogo di lavoro Istituto di Medicina del Lavoro, Facoltà di Medicina e Chirurgia, U.C.S.C., Roma RIASSUNTO. La subita violenza fisica sul luogo di lavoro rappresenta un problema significativo, anche se non adeguatamente riconosciuto come rischio professionale specifico, per il personale sanitario. È necessario, nelle azioni di medicina preventiva occupazionale, un riconoscimento precoce del fenomeno ed adeguate azioni di formazione ed informazione dei lavoratori. Parole chiave: violenza fisica, personale sanitario. ABSTRACT. www.gimle.fsm.it AN ILL-DEFINED OCCUPATIONAL RISK: VIOLENCE IN WORK PLACE. Violence and aggression in health care settings is an ill-defined and under-reported problem. Early risk assessment, adequate training and information of health care workers, and specific monitoring tools (such as the Violent Incident Form, VIF) are necessary for risk management. Key words: violence, care workers. Introduzione La subita violenza fisica sul luogo ed in occasione di lavoro, per il personale sanitario dei reparti di lungodegenza per pazienti psichiatrici e/o nei reparti geriatrici, come nelle R.S.A., rappresenta un rischio specifico occupazionale. Tale rischio, tuttavia, è spesso sottostimato o addirittura ignorato in tutte le valutazioni a monte, ed è praticamente la regola che il personale destinato a tali reparti non riceva nessuna formazione e informazione specifica, e non ottenga sufficiente attenzione in relazione al problema durante le visite mediche periodiche di sorveglianza sanitaria. Il prezzo pagato per tale misconoscimento è elevato, sia in termini di lesione dell’integrità psicofisica di tali lavoratori, sia in derivante obbligatoria riduzione della capacità lavorativa specifica. In questo contributo presentiamo i risultati di uno studio ad hoc condotto su una popolazione di lavoratrici impiegate presso un reparto di degenza per pazienti psichiatrici. Metodi È stato eseguito uno studio retrospettivo tramite questionari semistrutturati su una popolazione di lavoratrici, sottoposte a sorveglianza sanitaria, operanti presso un reparto psichiatrico di lungodegenza di un ospedale pubblico della provincia di Roma; in particolare, è stata usata una versione italiana della VIF - Violent Incident Form -, una checklist per la registrazione di subiti eventi violenti. I risultati ottenuti sono stati comparati con i dati raccolti durante le visite mediche per sorveglianza sanitaria riguardanti la tipologia delle aggressioni subite, gli eventuali fattori favorenti le aggressioni, caratteri dell’aggressore. È stato inoltre tenuto conto delle modificazioni del giudizio di idoneità lavorativa specifica successive a lesioni fisiche o psicologiche derivate dalle subite aggressioni fisiche. Risultati Su una esaminata popolazione di 74 individui (tutti di sesso femminile), sono stati registrati, in un anno, 26 subite violenze. In tutti i casi riconosciuti, le vittime erano infermiere professionali; nessuna aggressione è avvenuta a carico di ausiliarie, cuoche, fisioterapiste, psicologhe e altro personale sanitario. Gli incidenti violenti descritti includevano sputi, schiaffi, calci, pugni, strappo dei capelli, aggressioni verbali. Soltanto alcuni dei degenti responsabili delle aggressioni erano stati percepiti come violenti prima dell’episodio. I responsabili degli assalti presentavano, come diagnosi cliniche, esclusivamente quelle di psicosi o di forme demenziali. Le aggressioni sono state spesso scatenate da non risposte a domande concernenti atti clinici (terapie, referti) o successivamente al tentativo delle infermiere di sedare episodi violenti occorrenti tra pazienti. In una minoranza di casi, tuttavia, non è stato possibile riconoscere un evento o un comportamento trigger (tabella I).
G Ital Med Lav Erg 2003; 25:3 Suppl COMUNICAZIONI - TEMI LIBERI www.gimle.fsm.it 177 Tabella I. Attività precedenti gli incidenti Tipo N % Conversazione/disposizioni ai pazienti 6 23 Domande/richieste da parte dei pazienti Spostamenti, trasferimenti ed altre attività 1 3,8 di assistenza 5 19,3 Sedazione di atti violenti tra pazienti 5 19,3 Nessuna attività particolare riconosciuta 9 34,6 In tutti i casi esaminati si è potuta riconoscere la presenza di un Disturbo dell’Adattamento o di un Disturbo Post-Traumatico da Stress (vivide rievocazioni dell’evento, con pensiero intrusivo, disturbi del tono dell’umore tipo Depressione Maggiore, Disturbi d’Ansia (fobie, Disturbi da Attacchi di Panico), segni di disaffezione lavorativa (tabella II). In una minoranza dei casi gli assalti subiti hanno determinato una menomazione fisica permanente nelle vittime. Tuttavia, al momento degli incidente, il dato costante è stato rappresentato da una sottostima dell’importanza dell’episodio da parte delle vittime. Gli incidenti spesso non sono stati menzionati ufficialmente, e solo in due casi c’è stata la denuncia per infortunio professionale. Tabella II. Conseguenze degli incidenti violenti (Checklist VIF) Tipo N % Lesioni fisiche 7 27 Paura 10 38,46 Irritazione 6 23,01 Ansietà 5 19,23 Umiliazione 3 11,54 Delusione 7 27 Senso di impotenza 5 19,23 Nessun danno 2 7,7 Tutte le vittime sono state concordi nell’attribuire alla genesi degli eventi la mancanza di una adeguata formazione specifica al contatto con pazienti affetti da patologie psichiatriche gravi o con forme demenziali. Una importante concausa appariva la percezione soggettiva della maggior frequenza delle aggressioni in momenti in cui il personale appariva - per vari motivi - numericamente ridotto. Conclusioni Il problema della violenza fisica in ambiente ed occasione di lavoro è severamente sottostimato. Tuttavia esso rappresenta un rischio trasversale significativo; inoltre, per quello che riguarda alcune professioni di assistenza (per esempio appunto nel personale infermieristico) esso può essere considerato come un rischio specifico della mansione. Al di là del pericolo immediato di menomazione dell’integrità psicofisica, esso può essere potenzialmente all’origine di gravi ricadute a medio e lungo termine sulla salute e sulle capacità lavorative delle vittime. Non è da sottovalutare, infine, che per le lesioni riportate, per le conseguenze a lungo termine e per il trauma psicologico residuato il Medico Competente in questi casi, quale unica forma di tutela, è costretto a esprimere giudizi di idoneità con limitazioni o addirittura di non idoneità lavorativa specifica. L’unica via preventiva possibile è la precoce valutazione di tale rischio, il riconoscimento della sua specificità in relazione a particolari mansioni lavorative e una adeguata formazione ed informazione dei lavoratori esposti. Bibliografia 1) Arnetz JE. The Violent Incident Form (VIF): a pratical instrument for the registrazion of violente incidents in the health care workplace. Work & Stress 1998; 12: 17-28. 2) Arnetz JE, Arnetz BB, Petterson IL. Violence in the nursing profession: occupational and lifestyle risk factors in Swedish nurses. Work & Stress 1996; 10: 119-127. 3) Grenade G, Macdonald E. Risk on physical assaults among student nurses. Occup Med 1995; 45: 256-258. 4) Wynne R, Clarkin N. Workplace violence in Europe - it is time to act. Work & Stress 1995; 9: 377-9.
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