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2008 - Dipartimento di Prevenzione Ulss 20 di Verona

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<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> <strong>Prevenzione</strong> - <strong>Ulss</strong> <strong>20</strong> <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> Relazione Sanitaria anno <strong><strong>20</strong>08</strong>multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quoti<strong>di</strong>ana”Anno <strong>20</strong>05) che il luogo in cui si consuma ilpranzo riflette fasi ed età <strong>di</strong>verse del ciclo della vita. I bambini tra 3 e 10 anni mangiano molto frequentemente nelle mense scolastiche:- 62,4 % (3 - 5 anni)- 29,1 % (6 e 10 anni) Gli uomini in età lavorativa sono tra i maggiori fruitori dei servizi <strong>di</strong> ristorazione fuoricasa:- più del 40 % dei maschi (tra i 25 - 34 anni) <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> pranzare abitualmente inmensa, ristorante, bar, trattoria o sul posto <strong>di</strong> lavoro. Il maggior numero <strong>di</strong> persone che consuma abitualmente il pranzo a casa è nella fascia <strong>di</strong>età più avanzata:- più del 90 % con età oltre 60 anni.La percentuale <strong>di</strong> chi consuma il pranzo nei ristoranti e/o nelle trattorie e nei bar ècresciuta nel tempo: dal 3,2 % del 1993 si è arrivati nel <strong>20</strong>05 al 5,4 % (dato nazionale),attestandosi in Veneto sul 7,2 %.Ogni giorno, un italiano su cinque consuma almeno un pasto presso mense aziendali,scolastiche, universitarie, caserme, istituti vari, ospedali, centri sociali, ecc. Se1 SU 5 IN MENSAconsideriamo poi i consumi presso pubblici esercizi quali bar, ristoranti, fast-food,autogrill, almeno un italiano su tre consuma un pasto giornaliero, fuori casa.C’è un <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> break lunch ovvero spuntini veloci e vicini al posto <strong>di</strong> lavoro che siriflette anche come domanda/offerta <strong>di</strong> tipologia <strong>di</strong> esercizi pubblici con servizio <strong>di</strong>verso daquello tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> alcuni anni fa. Anche nella nostra realtà veronese si è assistito a unincremento <strong>di</strong> bar con estensione dell’attività tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> somministrazione <strong>di</strong> prodottigastronomici da banco a prodotti <strong>di</strong> gastronomia precotti congelati all’origine o pronti o dariscaldare (tipo pastasciutte, minestre, piatti unici o insalate); questo fenomeno appare comeevidente segnale <strong>di</strong> una nuova ristorazione veloce in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un cambiamento delle abitu<strong>di</strong>ni.Le mense sociali, ospedaliere e scolastiche hanno un interesse sanitario prioritario poichéle loro utenze appartengono a fasce della popolazione più deboli sia per età (bambini e anziani)che per particolari con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute o <strong>di</strong> status sociale (ospedalizzazione, assistenza incomunità, ecc) con esigenze <strong>di</strong>etetico nutrizionali <strong>di</strong>verse e con un’elevata entità numerica deipasti prodotti (a tavola ogni giorno sono 2,7 milioni gli utenti delle mense scolastiche, 250 mila gliutenti ospedalizzati, 180 mila quelli delle caserme e 48 mila delle carceri).Rilevanti sono non solo gli aspetti <strong>di</strong> sicurezza alimentare (correlati ad aspetti tecnologici<strong>di</strong> produzione e organizzazione del servizio dalle materie prime al personale alle strutture edattrezzature), prerequisito <strong>di</strong> qualità, ma anche quelli <strong>di</strong>etetico nutrizionali, merceologici,sensoriali e <strong>di</strong> servizio.DIETE SPECIALIUn aspetto delicato nella ristorazione collettiva sono le <strong>di</strong>ete speciali, ovvero l’erogazione<strong>di</strong> pasti con valenza <strong>di</strong>etoterapica. Per <strong>di</strong>ete speciali si intendono tabelle <strong>di</strong>etetiche ad personamelaborate in risposta a particolari esigenze cliniche <strong>di</strong> alcuni utenti e a richieste <strong>di</strong> esclusione <strong>di</strong>alimenti per ragioni etico-religiose o ideologiche.36

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