31.05.2013 Views

Cina - Paolino Vitolo

Cina - Paolino Vitolo

Cina - Paolino Vitolo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

giarlo. Adesso è aperto al culto ed è pieno di gente che prega e che accen‐<br />

de bastoncini di incenso sfidando la pioggia. Ci sono anche molti monaci<br />

con le classiche tuniche gialle e arancione, che stanno evidentemente svol‐<br />

gendo una funzione, a cui molti fedeli assistono compunti. Non oso scattare<br />

fotografie col flash, per non disturbare, ma poi mi rendo conto che, a causa<br />

della luce molto scarsa, le foto stanno venendo malissimo e mi faccio più<br />

audace, beccandomi i giusti rimproveri di qualcuno, forse guardiani o mo‐<br />

naci.<br />

Ormai l’oscurità avanza e ci stiamo avvicinando inesorabilmente alle 17,<br />

l’ora in cui abbiamo deciso di arrivare in stazione per prendere finalmente il<br />

sospirato biglietto di ritorno. Torniamo quasi di corsa al taxi sotto la pioggia<br />

e in meno di mezz’ora arriviamo alla stazione ferroviaria.<br />

Qui la situazione è decisamente peggiorata. La folla è un muro compatto già<br />

nel piazzale esterno della stazione. Comincio a pensare che, essendo dome‐<br />

nica, i cinesi vanno tutti in gita col treno. Sono le cinque e alle cinque e<br />

mezza dobbiamo arrivare al famoso bancone delle informazioni presso<br />

l’uscita, dove dovrebbero darci i biglietti di ritorno. L’ingresso della stazione<br />

è un cancello di ferro sulla destra, ma per arrivarci bisogna superare questa<br />

spaventosa massa di persone che preme proprio verso quel cancello. Met‐<br />

tersi in coda là in mezzo sembra un’impresa disperata: non arriveremo mai<br />

in tempo. Spinto dalla disperazione, ho un’idea folle: entrerò dal cancello di<br />

uscita, che sta sulla sinistra e dietro il quale c’è il sospirato bancone delle<br />

informazioni. Mi avvio fendendo con prepotenza il muro umano, ma, arriva‐<br />

to al cancello di ferro dell’uscita, trovo che è inesorabilmente chiuso e non<br />

c’è modo di aprirlo. Ci rassegniamo a fare la coda, se è lecito chiamare così<br />

il blocco compatto di umanità che ci sta davanti. Poiché è anche difficile<br />

restare vicini, mi sembra opportuno lanciare un avvertimento di sapore un<br />

po’ disperato: se ci dovessimo perdere, raggiungere la sala di imbarco del<br />

treno D680 e, nella peggiore delle ipotesi, cercare di salire sul treno a tutti i<br />

costi.<br />

“Fare la coda” in questo caso è un eufemismo, ma devo dire che<br />

l’esperienza acquisita allo stadio nelle partite più importanti si rivela di<br />

grande aiuto. Inoltre i cinesi sono in genere leggeri e piccoli ed è facile te‐<br />

nerli a bada. E’ così che miracolosamente riusciamo a raggiungere il sospira‐<br />

to bancone in tempo per le cinque e mezzo. Mostro il biglietto magico<br />

all’impiegata delle ferrovie che lo presidia e questa, invece di darci i biglietti,<br />

ci fa segno di accomodarci nella sala d’imbarco, dove ci accompagna perso‐<br />

nalmente. Inutile chiedere spiegazioni, perché la ragazza non parla inglese,<br />

quindi capiamo che i biglietti non sono pronti e ce li porteranno prima delle<br />

18,18, ora della partenza. La sala d’imbarco, nonostante manchi quasi<br />

125

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!