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Cina - Paolino Vitolo

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iere coprono il soprabito dopo che è stato appoggiato, perché non si spor‐<br />

chi. Completato il rito della copertura del soprabito, ordiniamo da bere<br />

delle birre cinesi, che sono solitamente più leggere di quelle a cui siamo<br />

abituati (anche la birra è una concessione ai gusti occidentali: i cinesi prefe‐<br />

riscono bere tè). Qualcuno come Gianfranco (sempre lui!), che non intende<br />

abituarsi ai bastoncini, chiede una forchetta e viene subito accontentato. In<br />

attesa dell’anatra ordiniamo delle zuppe e della verdura e, al posto del pane,<br />

il riso. Finalmente arriva una cameriera con il nostro volatile e, con la bocca<br />

coperta da una mascherina (forse per una forma di igiene estrema, che le<br />

vieta persino di alitare sull’anatra), comincia a tagliarla in piccoli pezzi con<br />

un coltello lungo e affilato. Infatti un’altra particolarità della tavola cinese è<br />

l’assoluta mancanza dei coltelli: secondo i maligni il motivo è di evitare che i<br />

commensali possano servirsene per azzuffarsi tra loro, ma in realtà le vi‐<br />

vande sono tagliate perché possano essere prese con i bastoncini e perché<br />

chi mangia deve godere nella maniera più completa dell’armonia del cibo,<br />

senza l’incombenza di tagliarlo, ma solo con l’unica indispensabile azione di<br />

portarlo alla bocca. In effetti chi disquisisce di cucina cinese la considera<br />

cosa di estrema raffinatezza, spesso incomprensibile per i rozzi gusti degli<br />

occidentali. Il sapore è solo una delle qualità del cibo; altre non meno im‐<br />

portanti sono il colore, l’aspetto e la consistenza. Si dice che un pranzo ben<br />

equilibrato deve contenere almeno un cibo liquido, uno morbido, uno croc‐<br />

cante e così via. Io in particolare, che quando viaggio voglio scoprire a fondo<br />

lo spirito del luogo che sto visitando, cerco di adeguarmi a questa filosofia e<br />

mi abituo subito alla mancanza del pane, del vino, della pasta di grano,<br />

dell’olio di oliva e persino del caffè (di cui pure sono un accanito bevitore). E<br />

devo dire che tutte queste cose, che sembrano indispensabili, non lo sono<br />

affatto. In tutti i sedici giorni del viaggio non toccherò una goccia di caffè (o<br />

quasi) e la cosa, con mio stesso stupore, non mi farà né caldo né freddo.<br />

Ma torniamo alla cena.<br />

Dell’anatra viene servito<br />

praticamente tutto, com‐<br />

presa la testa tagliata in<br />

due longitudinalmente.<br />

Solo la carcassa ritorna<br />

miseramente in cucina.<br />

Comunque l’anatra è<br />

buona e sarebbe buonis‐<br />

sima se fosse anche un<br />

po’ più calda, perché nel<br />

lungo tragitto dalla cucina<br />

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