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Cina - Paolino Vitolo

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poi saranno regalate agli amici o saranno destinate a rimanere conservate<br />

in un mobile di cucina, perché tutti noi, una volta in Italia, continueremo a<br />

farci il tè a modo nostro e quello cinese passerà automaticamente nella<br />

categoria dei souvenir.<br />

Usciti dalla casa da tè ho ancora il tempo di discutere con Ana sul significato<br />

del mio nome in cinese, perché al momento non avevo ancora approfondito<br />

i miei miseri studi sulla lingua cinese e non avevo fatto le considerazioni che<br />

ho riportato all’inizio di questo diario. Ero sicuro che la sillaba lin di Paolin<br />

significasse bosco, ma non riuscivo ancora a trovare il significato giusto per<br />

pao. La mia amica sinologa Maurizia mi aveva parlato di “bosco stupendo”,<br />

ma volevo sapere a quale ideogramma corrisponde “stupendo”. Purtroppo<br />

Ana non mi è di nessun aiuto. Evidentemente la lingua cinese non è facile<br />

nemmeno per i cinesi. Però riesce a correggere il mio errore di ieri: quando<br />

le faccio vedere l’ideogramma 口 , presente alle uscite e agli ingressi delle<br />

autostrade e che io pensavo significasse “porta”, mi dice che si pronuncia<br />

kǒu e significa “bocca”. Evidentemente i cinesi hanno la bocca quadrata.<br />

Superiamo il solito sbarramento di bancarelle ed il solito formicaio di gente<br />

e ritorniamo al parcheggio, dove la nostra brava tassista ci sta aspettando<br />

pazientemente. Saliamo<br />

sul taxi e partiamo per il<br />

non breve viaggio verso<br />

Xi’an (circa 35 Km), che<br />

anzi ci appare ancora più<br />

lungo perché circa a metà<br />

strada siamo costretti ad<br />

una sosta interminabile<br />

ad un passaggio a livello,<br />

dove non passa un vero<br />

treno, bensì una locomo‐<br />

tiva antidiluviana che<br />

sposta avanti e indietro dei carri carichi forse di carbone. La sosta aggiunge<br />

però molto colore (o forse squallore) alla nostra gita: è di nuovo una visione<br />

da film neorealista dell’ultimo dopoguerra, come da noi non se ne vedono<br />

da quasi un secolo, anche perché, oltre alla locomotiva, anche i veicoli che<br />

ci si affiancano sull’improbabile linea di partenza del passaggio a livello non<br />

sono da meno in quanto ad anzianità e precarietà. La nostra tassista si<br />

comporta però con grande professionalità e si districa correttamente nel<br />

traffico, portandoci all’albergo appena dopo il tramonto. Anzi ci riesce tanto<br />

simpatica, che pensiamo di chiederle se può venire domani pomeriggio per<br />

portarci in aeroporto, ma purtroppo non può, perché è già impegnata.<br />

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