Cina - Paolino Vitolo
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volta tornati in Italia, non è successo più. L’unico problema è che ancora<br />
oggi non riesco a ricordare chi sia Alberto e quindi gli chiedo pubblicamente<br />
scusa se, come immagino, essendo amico di Gianfranco, è anche tra i miei<br />
venticinque lettori (mi scuso per l’immodestia della citazione).<br />
Usciamo dal ristorante, che è proprio all’inizio di un lungo e larghissimo<br />
viale della Pechino moderna: Jiāngguòmén Dàjiē , che probabilmente signi‐<br />
fica “Viale della porta del passaggio del fiume”. Prima di ritirarci decidiamo<br />
di percorrerne un tratto, anche per digerire un po’. Percorriamo pochi metri<br />
e sul marciapiede ci si avvicina una ragazza in bicicletta, abbastanza carina<br />
anche se non bellissima e con gli occhi truccati con una specie di brillantini<br />
sulle palpebre. Ci chiede in inglese se vogliamo dei massaggi, noi rispon‐<br />
diamo di no e lei si allontana un po’ delusa, ma dopo pochi metri, sempre in<br />
bicicletta, torna indietro e ci prega<br />
almeno di accettare il suo biglietto<br />
da visita, nel caso dovessimo cam‐<br />
biare idea o desiderassimo chia‐<br />
marla un’altra volta. Lo prendo, lo<br />
leggo e lo metto in tasca per ag‐<br />
giungerlo ai ricordi del viaggio;<br />
come potete vedere dalla figura, il<br />
biglietto non lascia dubbi sul tipo di massaggi offerti dalla ragazza, il cui<br />
nome è forse sbagliato nella trascrizione pinyin. Infatti Zhū significa certa‐<br />
mente “perla”, mentre Li potrebbe significare “dentro”, ma il tutto sarebbe<br />
strano e l’ideogramma non corrisponde. Se invece la seconda parola fosse<br />
Líng, cosa confermata dalla difficile interpretazione degli ideogrammi in alto<br />
a sinistra, Zhū Líng significherebbe “anima della perla” o “perla dell’anima” ,<br />
che in ideogrammi si scrive: 珠 灵 (così potete dirmi se ho interpretato<br />
bene i primi due, tralasciando il piccolo segno che sta in mezzo ed anche<br />
l’ultimo, che proprio non riesco a interpretare).<br />
Dopo un paio di chilometri e molte considerazioni sulla povertà che eviden‐<br />
temente costringe delle belle ragazze ad abbordare i turisti stranieri per<br />
strada, arriviamo a una piccola piazza dove brillano grandi insegne di negozi<br />
di alta moda. Non possiamo fare a meno di ammirare una grande insegna<br />
“ARMANI” : meno male che ci sono cose che i cinesi non hanno ancora<br />
copiato. A questo punto decidiamo di tornare indietro: domani, tanto per<br />
non cambiare, ci aspetta un’altra levataccia. Dobbiamo partire per la se‐<br />
conda meta del nostro viaggio: Xi’an, antica capitale nel centro della <strong>Cina</strong>, la<br />
città dell’esercito di terracotta. Lasciamo Pechino, ma non sono troppo<br />
dispiaciuto, perché penso che tra dieci giorni saremo di nuovo qui e avremo<br />
tempo di vedere altre cose che in questo primo assaggio ci sono sfuggite.<br />
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