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Cina - Paolino Vitolo

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Martedì 4 novembre 2008 – Secondo giorno a Nanjing<br />

Sveglia per tempo e prima colazione abbondante, come ogni mattina. Oggi<br />

abbiamo un impegno primario, visitare Nanchino, e tutta una serie di impe‐<br />

gni secondari: preparare i bagagli e depositarli da qualche parte in albergo,<br />

visto che dobbiamo lasciare le camere entro mezzogiorno; trovare una gita<br />

organizzata che ci porti in giro per Nanchino; avvertire in qualche modo il<br />

Gloria Plaza Hotel di Pechino che arriveremo molto tardi, poiché il volo<br />

Nanchino – Pechino parte alle 20,10 e arriva alle 22,05 e poi ci vuole<br />

un’altra ora di taxi. Risolveremo una cosa alla volta. Per prima cosa chiu‐<br />

diamo i bagagli e li portiamo alla reception; le ragazze chiamano un valletto<br />

che ci accompagna in uno sgabuzzino al piano terra, dove lasciamo in cu‐<br />

stodia le valige. Così la prima cosa è fatta. Poi chiediamo alla reception se ci<br />

sono gite organizzate per visitare la città e veniamo indirizzati ad un piccolo<br />

bancone accanto alla reception. C’è effettivamente una gita, ma la guida<br />

parla solo cinese e non ci sono alternative, quindi ci prenotiamo: un pulmi‐<br />

no verrà a prenderci fra mezzora. Intanto, poiché anche il programma della<br />

gita è scritto solo in cinese, dobbiamo farci trascrivere in pin yin dalla ragaz‐<br />

za della reception i nomi dei posti che visiteremo, in modo da confrontarli<br />

con quelli della guida di Alfonso. Nei pochi minuti che ci separano<br />

dall’arrivo del pulmino riesco anche a far spedire il fax di conferma arrivo al<br />

Gloria Plaza Hotel di Pechino, e così siamo tutti più tranquilli. Poi ci sediamo<br />

su alcune poltrone della reception vicino ad altri turisti che evidentemente<br />

parteciperanno alla gita con noi.<br />

Finalmente si parte. Siamo sul pulmino in viaggio della prima meta del pro‐<br />

gramma: il Chaotian Gong, cioè il Palazzo della Dinastia Celeste. La dinastia<br />

celeste è ovviamente quella dei Ming e il palazzo fu costruito per essere<br />

adibito a scuola dei figli degli aristocratici. La guida è una ragazza cinese un<br />

po’ grassottella, che, appena il pulmino parte, incomincia a parlare al mi‐<br />

crofono, evidentemente per illustrare le visite, ma per noi sarebbe meglio<br />

se stesse zitta, perché ovviamente non capiamo una parola e la sua voce è<br />

solo un fastidioso rumore di fondo. Sento quasi una punta di nostalgia per<br />

le simpatiche spiegazioni di Amy a Pechino; mi sembra sia passato almeno<br />

un secolo da allora. Comunque durante il percorso, a dimostrazione che la<br />

lingua non è tutto, attacchiamo discorso (si fa per dire) a segni e a gesti e<br />

con non più di una decina di parole inglesi, con una simpatica cinese forse<br />

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