Cina - Paolino Vitolo
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cinese: se accettiamo di sottoporci a un check up, potremo farci visitare ed<br />
eventualmente acquistare o farci spedire a casa le medicine cinesi necessa‐<br />
rie a curare i nostri mali. All’inizio provo un po’ di disappunto, forse a causa<br />
del mio pessimo rapporto con l’arte di Esculapio (come ben sa chi mi cono‐<br />
sce), arte di cui cerco di fare a meno fino a che mi è possibile e ho la fortuna<br />
di riuscirci. Poi però trovo che la cosa fa parte del divertimento del viaggio<br />
ed entro volentieri nel bel palazzo moderno dove ha sede la clinica. Gli<br />
ambienti sono come quelli delle nostre cliniche private: prevalgono colori<br />
riposanti come il verde in tutte le sue tonalità e sui muri abbondano pia‐<br />
strelle anche verdi. Solo gli odori sono diversi: da noi prevalgono alcol e<br />
disinfettanti, qui sento un odore di sapone, che mi ricorda un negozio di<br />
barbiere o i bagni pubblici (puliti) di un’autostrada. Ci fanno accomodare in<br />
un’ampia sala usata evidentemente per presentazioni, perché da un lato c’è<br />
una scrivania con dietro grandi tavole anatomiche, mentre gli altri lati e il<br />
centro della sala sono occupati da larghe e comode poltrone orientate ver‐<br />
so la scrivania. Entra un dottore anziano in camice bianco e di aspetto pro‐<br />
fessionale e simpatico. Parla un ottimo inglese e ci spiega in maniera com‐<br />
prensibilissima i principi basilari della medicina cinese. A un certo punto<br />
pronuncia una frase molto divertente, che è una variante molto appropriata,<br />
secondo me, della nostra “una mela al giorno toglie il medico di torno”.<br />
Essa suona così: “A garlic a day puts the doctor away, two garlic a day put<br />
the friends away” e può essere liberamente tradotta: “Un aglio al giorno<br />
toglie il medico di torno, due agli al giorno tolgono gli amici di torno”. Que‐<br />
sta battuta contribuisce ad accrescere la naturale simpatia del dottore e,<br />
quando ci chiede chi di noi vuole sottoporsi al check up, quasi tutti, io com‐<br />
preso, accettiamo, tranne Gianfranco e un’altra persona. A questo punto,<br />
con gesto teatrale, il dottore fa entrare nella sala uno stuolo di giovani dot‐<br />
tori e dottoresse, che subito si dividono in gruppi di due, preferibilmente<br />
coppie maschio femmina, e si avvicinano ai “pazienti”. Le coppie di medici<br />
non sono sufficienti per visitare tutti contemporaneamente, quindi devo<br />
aspettare il mio turno, mentre prima di me vengono visitate le due fanciulle<br />
presunte inglesi, che mi risultavano leggermente antipatiche sin dal mattino.<br />
Ma siccome i medici iniziano la visita chiedendo tra l’altro la provenienza<br />
dei pazienti, vengo a sapere che le due ragazze non sono inglesi, ma ameri‐<br />
cane, e che vengono da Seattle, capitale dello Stato di Washington, a due<br />
passi dalla Microsoft. Questa rivelazione me le converte immediatamente<br />
da antipatiche a simpatiche. Finalmente arriva il momento della mia visita:<br />
un dottore ed una dottoressa, entrambi piuttosto giovani, mi si avvicinano,<br />
si seggono davanti alla mia poltrona e mi squadrano con occhio clinico. Poi<br />
lui mi tasta il polso e sente le pulsazioni. La diagnosi pressoché immediata è<br />
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