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Cina - Paolino Vitolo

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quarantenne e, pur con lo<br />

scarso bagaglio comunica‐<br />

tivo di cui disponiamo,<br />

apprendiamo che si chia‐<br />

ma Yan Hong, che fa la<br />

pittrice e che vive a Kun‐<br />

ming, città che non fa<br />

parte del nostro pro‐<br />

gramma di viaggio nono‐<br />

stante sia soprannomina‐<br />

ta città dell’eterna prima‐<br />

vera, capitale dello stato dello Yúnnán (nuvola del sud). Ovviamente la ra‐<br />

gazza, che è piuttosto sveglia, ci fornisce queste informazioni scrivendo in<br />

pin yin (che conosce benissimo) sul mio quaderno falso moleskine.<br />

Arriviamo al Palazzo della Dinastia Celeste. L’ingresso è una porta di colore<br />

rosso con tre arcate, varcata la quale entriamo in un ampio cortile rettango‐<br />

lare con al centro una statua di Confucio. Infatti il palazzo che stiamo visi‐<br />

tando all’inizio era una scuola, ma poi divenne un tempio confuciano. In<br />

fondo al cortile notiamo un piccolo gruppo di militari in divisa perfettamen‐<br />

te allineati che svolgono una specie di esercitazione. Non capiamo perché lo<br />

facciano proprio lì dentro. Superati i soldatini, entriamo in un padiglione<br />

che ospita un interessante museo di arte e archeologia, che visitiamo accu‐<br />

ratamente. Questa visita serve soprattutto a Gianfranco e a me per dimo‐<br />

strare che non ce l’abbiamo coi musei per partito preso, ma abbiamo tra‐<br />

scurato quelli di Canton e di Shanghai solo per mancanza di tempo.<br />

La visita successiva è allo Yu Hua Tai, il monumento del Cimitero dei Martiri,<br />

eretto dal regime maoista sul luogo dove negli anni ’20 e ’30 del secolo<br />

scorso si svolgevano le esecuzioni dei rivoluzionari da parte del Kuomintang<br />

(中國國民黨 in cinese, Zhongguo Guomindang in pin yin, letteralmente<br />

Partito Nazionalista Cinese, fondato nel 1912 da Sun Yat Sen, il medico, la<br />

cui casa non visitammo a Shanghai, che depose l’ultimo imperatore). Del<br />

cimitero vediamo soltanto il piazzale di ingresso, dominato da un grande<br />

monumento di pietra bianca, forse marmo o travertino, che rappresenta<br />

una decina di personaggi dalla faccia truce, tutti in piedi e con ceppi e cate‐<br />

ne sparse (i martiri, evidentemente). Come tutti i monumenti del genere è<br />

aulico e magniloquente, ma, forse proprio per questo o forse perché parla<br />

di cose tanto lontane da noi, non ci dice assolutamente niente. Potevamo<br />

risparmiarci la deviazione, ma – come detto – la gita è in lingua cinese per i<br />

cinesi e qualche perdita di tempo (dal nostro punto di vista) è assolutamen‐<br />

te prevedibile.<br />

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