Cina - Paolino Vitolo
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un’ora, è già abbastanza affollata e non ci sono posti a sedere. Notiamo<br />
però una scala e ci rendiamo conto che la sala si estende su due piani. Sa‐<br />
liamo e riusciamo a sederci. Il tempo passa e a poco a poco anche il piano di<br />
sopra si gremisce di cinesi; anche qui siamo gli unici occidentali. Quando<br />
sono da poco passate le sei, sempre più nervoso perché i biglietti non arri‐<br />
vano, comunico agli amici la mia decisione di tornare al bancone delle in‐<br />
formazioni per sollecitare la ragazza che ci ha portato in sala d’imbarco.<br />
Scendo le scale, ma non riesco neanche a mettere piede sul pavimento<br />
della sala inferiore, che dal primo gradino della scala appare ormai come un<br />
compatto mare di teste. Sconfitto, devo rinunciare all’impresa, anche per‐<br />
ché, quand’anche riuscissi a raggiungere il bancone, non potrei più tornare<br />
indietro. A questo punto non ci resta che sperare in un miracolo, che la<br />
ragazza ci raggiunga in mezzo a quel bailamme, e non vogliamo convincerci<br />
che l’impresa sarebbe impossibile anche per lei.<br />
All’improvviso il brusio della folla sembra cambiare tonalità e ci rendiamo<br />
conto che è iniziato l’imbarco o, per meglio dire, il check‐in. Tutti i cinesi<br />
che passano attraverso il cancello e si avviano ai binari hanno in mano il<br />
loro bravo biglietto; noi quattro abbiamo solo il biglietto magico, ma quan‐<br />
do lo presentiamo all’addetta al controllo non solo entriamo tranquillamen‐<br />
te, ma in più otteniamo anche un bel sorriso. Magia cinese! Resta solo un<br />
ultimo problema pratico: il biglietto magico sarà pure molto potente, ma<br />
non riporta evidentemente né il numero di carrozza né i numeri dei posti.<br />
Scegliamo una vettura a caso e ci avviciniamo. Mostriamo il biglietto magico<br />
a un controllore vicino alla porta e questi sorride anche lui e ci fa cenno di<br />
salire. La carrozza è quasi piena, ma noi ingenuamente troviamo dei posti<br />
liberi e ci sediamo, pur con una certa circospezione. Poco dopo arrivano i<br />
legittimi proprietari dei posti e dobbiamo alzarci. Faremo il viaggio in piedi,<br />
anzi dopo un po’ Olga riesce a ottenere un posto da un gentilissimo cinese,<br />
mentre invece noi uomini ci siederemo sul pavimento. A questo proposito<br />
riporto la precisazione di Alfonso: “Il signore che cedette il posto ad Olga<br />
era giapponese come confessò quando lo ringraziai per la cortesia non do‐<br />
vuta. Mi spiegò che era un tecnico elettromeccanico in missione per incarico<br />
della sua compagnia giapponese impegnata nella fornitura di tecnologia in<br />
<strong>Cina</strong>. All'arrivo del treno scoprii che era accompagnato dalla moglie, ma‐<br />
grissima. Niente a che fare con le bellezze cinesi di cui tieni il conto.”<br />
Stranamente il treno è così affollato che c’è anche altra gente in piedi o<br />
seduta a terra e non passa neanche il controllore. Siamo felici di essere<br />
partiti e stupiti di non aver pagato il biglietto. In pratica il viaggio ci è stato<br />
gentilmente offerto dalle ferrovie cinesi o meglio dai gentili impiegati, che<br />
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