Cina - Paolino Vitolo
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nario, era ripiegata su una pittura che affondava in realtà le sue radici<br />
nell'arte accademica europea di fine ottocento, già presente in <strong>Cina</strong>.<br />
Comunque dalla fine degli anni '50, e per tutto il periodo della "rivoluzione<br />
culturale", coesistono fianco a fianco la pittura tradizionale ad inchiostro e<br />
quella ispirata al "realismo socialista". Questa forma d' arte di regime, che si<br />
manifesta attraverso opere di grande formato, è mossa da un sincero anche<br />
se ingenuo slancio di ottimismo verso la costruzione di un mondo migliore e<br />
presenta una capacità tecnica elevata.<br />
Finiti gli anni della "rivoluzione culturale" (1966‐1972), morto Mao Zedong<br />
(1976), e avviata l'apertura all'economia di mercato (1978), gli artisti cinesi<br />
riflettono sulla loro società e sulla loro posizione in quello che è stato defi‐<br />
nito il "villaggio globale". Il complesso rapporto tra <strong>Cina</strong> ed occidente e<br />
l'altrettanto complessa visione artistico estetica che gli occidentali hanno<br />
ancora oggi dell'Oriente, e della <strong>Cina</strong> in particolare, vengono messi in di‐<br />
scussione spesso in modo critico ed ironico dagli stessi artisti cinesi dell'ul‐<br />
tima generazione.<br />
Il risultato è stimolante come nel caso dell’interazione tra modelli europei e<br />
arte cinese espressa dal recente e ricorrente uso da parte di artisti locali di<br />
avanguardia di pastiches e tableaux vivants ironici e provocatori, nei quali si<br />
evidenzia l'attenzione e la critica verso l'arte occidentale.<br />
Ciò che colpisce é il fatto che ancora oggi gli artisti cinesi contemporanei<br />
mettano in discussione la visione che gli occidentali hanno dell'estetica<br />
cinese, da alcuni sopravalutata senza capirla, da altri relegata a una margi‐<br />
nalità esotica. Quello che i cinesi vogliono è una "terzo spazio", non orienta‐<br />
le e non occidentale, ma interattivo "in betweenness", abitato da artisti<br />
"non occidentali e non solo cinesi". Infatti è solo attraverso l'accettazione di<br />
questo "terzo spazio", mentale più che fisico, che gli artisti asiatici e il loro<br />
pubblico possono essere semplicemente se stessi, indipendentemente da<br />
mode, mercato, ascendenze etniche e culturali, nello spazio/temporale del<br />
terzo millennio. Una componente importante del "terzo spazio", sono so‐<br />
prattutto i fuoriusciti del 1948‐49, stabilitisi in occidente, artisti liberi dalle<br />
restrizioni imposte in patria dal regime comunista cinese. Pur conservando<br />
le loro radici culturali, tali artisti riflettono sulla sorte di tutti gli esseri uma‐<br />
ni e sul ruolo che l'arte deve avere nel XXI secolo. I pittori della nuova <strong>Cina</strong><br />
non vogliono essere artisti cinesi ma essere artisti e cinesi nel mondo globa‐<br />
le.<br />
Con la fine della rivoluzione culturale, emergono intorno al 1979 alcuni<br />
gruppi di avanguardia, quali: lo sperimentalismo, il gruppo Star, il destruttu‐<br />
ralismo della scrittura (denuncia della semplificazione linguistica fino al suo<br />
annullamento), il fenomeno del Mao Pop (l'ossessiva ripetizione dell'imma‐<br />
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