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Cina - Paolino Vitolo

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attrezzi ibridi che si presentano come una bicicletta avanti ed una carrozzel‐<br />

la a due ruote dietro: il cocchiere pedala e i passeggeri stanno comodamen‐<br />

te seduti sul divano. Decidiamo che non vale la pena fare il giro delle mura<br />

in carrozzella, anche perché in fondo lo spettacolo è abbastanza monotono.<br />

E’ appena mezzogiorno e ci resta il tempo per visitare la Grande e la Piccola<br />

Pagoda dell’Oca Selvaggia, ma Alfonso ci fa notare che avevamo completa‐<br />

mente dimenticato il Quartiere Arabo con la Moschea. Consulto la carta e<br />

noto che questo sta praticamente dietro alla Torre del Tamburo, dove era‐<br />

vamo prima. Però trovo giusto che si debba visitare e perciò, per non per‐<br />

dere tempo, ci facciamo accompagnare da un taxi, tanto per cambiare.<br />

Questo cerca di portarci con molta buona volontà fino alla moschea, ma,<br />

poiché la strada si fa sempre più stretta ed affollata, a un certo punto siamo<br />

costretti a scendere.<br />

Siamo come improvvisa‐<br />

mente catapultati in una<br />

città araba del Medio<br />

Oriente. Non mi sembra<br />

più di essere in <strong>Cina</strong>, ma<br />

forse a Marrakech: dap‐<br />

pertutto le stesse banca‐<br />

relle colorate, gli stessi<br />

cibi cucinati in minuscole<br />

botteghe aperte sulla via,<br />

gli stessi odori di spezie.<br />

Trovo anzi che gli odori sono più gradevoli o forse semplicemente più fami‐<br />

liari degli odori pungenti e a volte decisamente disgustosi dei cibi cinesi<br />

preparati e venduti per strada dagli ambulanti. Ci addentriamo in un vicolo<br />

che conduce alla moschea e, a mano a mano che ci avviciniamo all’ingresso,<br />

l’atmosfera da suk arabo aumenta sempre di più. Ai due lati del vicolo com‐<br />

paiono delle file di banchi di vendita dove è esposta merce multicolore di<br />

ogni tipo. Proprio come in una città araba il vicolo è coperto con teli che<br />

riparano le bancarelle dal sole. Accanto all’ingresso della moschea sono<br />

esposti alcuni libri di un bel colore rosso: sono copie del famoso libretto di<br />

Mao, che per noi occidentali è un reperto di archeologia politica, ma che<br />

qui evidentemente è ancora attuale. Olga, manco a dirlo, ne acquista una<br />

copia: la vita è bella perché è varia.<br />

Entriamo nella moschea, che è un complicatissimo insieme di edifici simili e<br />

pagode e di giardini: non avevo mai visto nulla di simile. In effetti lo stile<br />

cinese e quello arabo si compenetrano in maniera molto armoniosa, anche<br />

se in verità è il cinese a prevalere. Solo le numerose scritte in alfabeto arabo<br />

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