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Cina - Paolino Vitolo

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Mercoledì 5 novembre 2008 – Ritorno a Beijing<br />

Nel nostro precedente soggiorno al Gloria Plaza Hotel Beijing, un paio di<br />

settimane fa, per qualche strano motivo ci convincemmo che la prima cola‐<br />

zione non fosse compresa nel prezzo della camera. Vera o presunta che<br />

fosse questa convinzione, essa fece sì che ogni mattina lasciassimo l’albergo<br />

senza mangiare e cercassimo soluzioni alternative. Ora invece siamo sicuri<br />

che la prima colazione è inclusa e quindi visitiamo per la prima volta la sala<br />

ristorante del Gloria Plaza, che sta al primo piano. Il buffet è ricchissimo e<br />

comprende specialità sia occidentali che cinesi. La sala è molto affollata da<br />

un pubblico costituito quasi completamente da occidentali. Gli unici cinesi<br />

sembrano far parte del personale di servizio. Ci serviamo abbondantemente<br />

di uova, prosciutto, bacon, pane, dolce, frutta, succo di pompelmo ecc. ecc.:<br />

la nostra è una colazione all’inglese che ci basterà fino alla cena di stasera.<br />

Trascuriamo le specialità cinesi. Quando mi alzo da tavola per fare il bis di<br />

succo di pompelmo, noto Olga e Alfonso seduti poco lontano. Erano scesi al<br />

ristorante prima di noi e a causa della folla non li avevamo visti prima. Co‐<br />

munque dopo una breve chiacchierata dobbiamo separarci; i nostri pro‐<br />

grammi sono infatti diversi, come del resto abbiamo già stabilito da ieri.<br />

Elena sta per arrivare e li porterà a visitare una comunità di artisti cinesi,<br />

mentre Gianfranco ed io ci immergeremo nel centro della città, partendo da<br />

piazza Tian’anmen e proseguendo per antiche strade e pittoreschi hutong,<br />

come ci eravamo ripromessi già due settimane fa. Inoltre, sempre per fare<br />

una cosa diversa, decidiamo di andare a Tian’anmen (che significa “porta<br />

della pace celeste”) con la metropolitana invece che col solito taxi.<br />

Usciamo dall’albergo e andiamo a piedi alla vicina stazione della metropoli‐<br />

tana di Jianguomen. La stazione l’avevamo già individuata dalle finestre<br />

dell’albergo insieme con un’antica fortezza accanto ad essa, ma ora rag‐<br />

giungerla a piedi non è facilissimo, perché bisogna attraversare due larghi<br />

viali destinati al solo traffico automobilistico. Con il nostro proverbiale sen‐<br />

so dell’orientamento riusciamo però a imboccare i cavalcavia giusti e in<br />

breve tempo siamo alla stazione. Qui non possiamo fare a meno di notare<br />

delle donne munite di pezze, che lucidano scrupolosamente il corrimano di<br />

ottone delle scale interne della metropolitana. È una visione irreale e oserei<br />

dire fantascientifica, se pensiamo allo stato delle nostre metropolitane. Ma<br />

qui – fa notare giustamente Gianfranco – tutti, anche la gente più umile,<br />

deve avere un’occupazione. L’ozio fa venire brutti pensieri (o fa pensare<br />

troppo) e anche sotto le armi – nota sempre Gianfranco – si facevano fare<br />

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