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Cina - Paolino Vitolo

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cinesi. Anche Gianfranco vorrebbe comprarne una, dato che non l’ha fatto a<br />

Nanchino, ma qui i prezzi sono molto più alti e quindi preferisce desistere.<br />

Finalmente arriviamo alla stazione della metropolitana di Hepingmen, dove<br />

ci imbarchiamo su un treno della linea 2 che ci porta direttamente alla sta‐<br />

zione di Jianguomen, da dove a piedi raggiungiamo il Gloria Plaza Hotel.<br />

Arriviamo che è quasi sera e troviamo che Olga ed Alfonso sono già ritornati<br />

e in più c’è anche Elena. La visita alla comunità di artisti è stata molto inte‐<br />

ressante e comunque, dopo questa, anche i nostri amici hanno girato un po’<br />

per Pechino. Pensiamo di organizzare l’ultima serata in <strong>Cina</strong> in modo da<br />

stare a cena insieme, ma purtroppo non sarà possibile, perché Olga Alfonso<br />

ed Elena sono stati invitati a cena da amici cinesi di Elena, che abitano in<br />

periferia. E’ destino che Gianfranco ed io ritorniamo nel ristorante dove già<br />

cenammo da soli l’ultima sera del soggiorno precedente a Pechino, circa<br />

due settimane fa. La delusione di non stare tutti insieme è temperata dal<br />

ricordo dell’ottima cena a base di agnello alla mongola ed anche del cuc‐<br />

chiaino snello e slanciato come una giovane cinese, che Gianfranco fece suo<br />

– come ricorderete – alla fine della nostra precedente visita.<br />

Si è fatto tardi e, poiché Pechino è una città enorme, i nostri amici devono<br />

già prendere un taxi per raggiungere gli ospiti che abitano molto lontano;<br />

Elena infatti prevede che il viaggio non durerà meno di un’ora. Dobbiamo<br />

quindi salutarci e soprattutto dovremo prendere commiato da Elena, che<br />

domattina non vedremo. Assaporo per la prima volta il sensus finis del no‐<br />

stro bel viaggio e per la prima volta prendo coscienza del fatto che questa è<br />

l’ultima sera.<br />

Restiamo soli e ci avviamo a piedi al ristorante, ma, stranamente e contra‐<br />

riamente a ogni logica, non riusciamo a ritrovarlo al primo colpo. Percor‐<br />

riamo un paio di volte avanti e indietro il tratto di strada di non più di cento<br />

metri dove sicuramente sta il ristorante e non riusciamo a vederne<br />

l’ingresso. Troviamo il McDonald, che non ci interessa, e un lussuoso centro<br />

massaggi, pare specializzato per massaggi ai piedi, dove per sbaglio stiamo<br />

quasi per entrare, ma per fortuna ci blocchiamo di colpo quando vediamo<br />

farsi avanti per riceverci uno stuolo di giovani cinesi di ambo i sessi, vestiti<br />

di eleganti abiti tradizionali. Poi finalmente ritroviamo l’ingresso del risto‐<br />

rante e saliamo direttamente al secondo piano, dove avevamo mangiato<br />

così bene due settimane prima. Oggi però c’è folla e riusciamo a trovare per<br />

miracolo un piccolo tavolo per due in uno spazio stretto e lungo simile ad<br />

un corridoio. Per cambiare non ordiniamo l’agnello alla mongola, che era<br />

stato così buono, e fatalmente mangiamo peggio.<br />

Usciamo dal ristorante e non facciamo due passi (in senso letterale), che<br />

veniamo subito adescati da una graziosa cinesina che ci consegna un bigliet‐<br />

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