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Cina - Paolino Vitolo

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sancta sanctorum quelli che stanno ora ad oltre un chilometro dall’ingresso.<br />

Credevo che il mio grado di stupore fosse arrivato al massimo, ma, quando<br />

noto che in fila c’è anche qualche coppia di occidentali, allo stupore si ag‐<br />

giunge anche – scusatemi – il compatimento. Costoro sono (o almeno sono<br />

vestiti da) radical chic ed hanno le facce serie e compunte di chi tra poco<br />

sarà ammesso al cospetto dell’urna di vetro contenente la mummia<br />

dell’uomo che rese comunista il più grande paese del mondo. Visti i risultati,<br />

se lo poteva risparmiare, ma – scusatemi ancora – questo è solo un mio<br />

pensiero e sapete bene quanto il mio atteggiamento possa essere fazioso. E<br />

proprio la mia faziosità mi spinge a chiedermi come mai l’umanità abbia la<br />

tendenza a mettere sotto vetro proprio i suoi rappresentanti peggiori (co‐<br />

me l’altro cadavere conservato nella piazza Rossa di Mosca) e mi spinge<br />

ancor più a dileggiare in cuor mio i compunti occidentali in fila a testa bassa,<br />

come se fossero in chiesa e dovessero ricevere la comunione. Ma poi, come<br />

spesso mi capita, ho come un flash e mi rivedo in un’altra coda, non cinese,<br />

ma tipicamente italiana (la tipica coda “a imbuto”), mentre aspetto, com‐<br />

preso e compunto ma anche moderatamente sgomitante, di essere am‐<br />

messo davanti alla tomba del Duce a Predappio e mi costringo a uno sforzo<br />

di comprensione e di tolleranza. La vita è bella perché è varia.<br />

Proseguiamo verso sud in direzione della Zhengyangmen, che si può tradur‐<br />

re come Porta del Sole Dritto, modo complicato e cinese per dire che è la<br />

porta sud. Essa, come tutte le porte cinesi, è in realtà una massiccia costru‐<br />

zione che ospita anche un museo con una mostra fotografica dell’antica<br />

Beijing. Decidiamo di visitarlo più che altro per poter ammirare dall’alto il<br />

panorama di Tian’anmen, desiderio questo parzialmente frustrato dal fatto<br />

che l’accesso alla terrazza superiore è rigorosamente chiuso. Comunque le<br />

terrazze dei piani inferiori ci consentono ugualmente un bel colpo d’occhio<br />

sulla piazza. A est si nota un grande viale alberato, il Dongjiaomin Xiang, che<br />

era sede delle legazioni europee nel tardo periodo imperiale. Alla fine del<br />

viale, vicino alla porta su ci troviamo, c’è l’edificio dell’antica stazione ferro‐<br />

viaria di Pechino, riconoscibile dal grande orologio rotondo che la sovrasta.<br />

Da molto tempo i treni non arrivano più qua (la stazione centrale sta vicino<br />

al nostro albergo, ricordate?), ma nello spiazzo sotto la porta ci sono due<br />

vecchi vagoni ferroviari, che somigliano veramente a grossi tram. Guardan‐<br />

do invece verso nord, in direzione della piazza Tian’anmen, notiamo in mez‐<br />

zo alla gente, che non sembra folla unicamente per l’ampiezza della piazza,<br />

una specie di triciclo a pedali, guidato da un tizio munito di bastone a pinza<br />

del tipo di quelli che si usano nei negozi per prendere gli articoli dagli scaf‐<br />

fali alti, che con questo strumento raccoglie le carte ed altri eventuali rifiuti<br />

e li deposita nel triciclo. Si tratta dell’ennesimo episodio della serie “Tenia‐<br />

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